8.0
- Band: MARDUK
- Durata: 00:52:33
- Disponibile dal: 19/01/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Tredicesimo disco in studio per la band svedese, guidata come sempre dal chitarrista e leader indiscusso Morgan Håkansson. Ci si sente davvero stupidi nel rimarcare l’importanza che una band come i Marduk ha avuto nell’ultimo ventennio, o a stilare una lista di peculiarità utili a descrivere il sound di questo totem del panorama black metal. Anticipato dal folgorante singolo “Rope Of Regret”, quello dei Nostri è uno dei ritorni discografici più attesi del 2015: il gruppo è reduce da un lungo tour mondiale nel quale ha spesse volte proposto gli album “Panzer Division Marduk” e “Those Of The Unlight” per intero e in questo lasso di tempo deve aver evidentemente pregustato la stesura e la registrazione di nuovo materiale, che infatti risulta ispirato e vitale come da recente tradizione Marduk. Le tracce di “Frontschwein” risultano variegate e rifinite in ogni dettaglio, in virtù di un processo stilistico e compositivo ormai coltivato da decenni e quasi sempre volto al miglioramento. Il recupero di tematiche prettamente belliche e l’ovvio riferimento al periodo “Panzer Division Marduk” non devono ingannare: a livello sonoro il gruppo non ha compiuto grandi passi indietro, rimanendo a tutti gli effetti quella creatura sporca e deviata che tutti hanno avuto modo di conoscere a partire da “Plague Angel”. Quindi, cos’è successo? La confezione strizza l’occhio al passato, il contenuto non del tutto. Bastano il timbro osceno e corrosivo di Mortuus, le ritmiche sempre più varie e penetranti e quei riff di chitarra che si intrecciano alla perfezione, come dei fili elettrici impossibili da districare, a ricordarci che la band dal feroce e monotematico “Panzer…” si è evoluta parecchio, diventando ben più profonda, macabra e pericolosa. In questa nuova opera, il quartetto insiste su quel sound maledetto e desolante esplorato negli ultimi album, riproponendo quella ormai ampiamente collaudata alternanza fra blast-beat e sinistri midtempo che dà modo ai musicisti di approfondire vari umori e registri senza comunque mai perdere di mordente e di acidità. Ai Nostri da sempre piace partire a mille e la opener/title track è la classica fucilata “alla Marduk”, ma già la successiva “The Blond Beast” sposta il tiro su tratti differenti, rallentando notevolmente e impuntandosi su un’andatura marziale che verrà poi ulteriormente sfruttata in composizioni come “Wartheland”, “Between The Wolf-Packs” o la atroce “Nebelwerfer” (quest’ultima forse l’apice della tracklist). Nonostante “Frontschwein” non lambisca i livelli clamorosi di un “Rom 5:12”, configurandosi in alcuni momenti come un disco tutto sommato auto-celebrativo, non si può dire che la band abbia tradito le attese: la formula appare ormai levigata nei minimi dettagli, si fatica a trovare un brano scadente e, anzi, certi passaggi – come i rintocchi melodici della succitata “Nebelwerfer” o il mantra di “503” – paiono destinati a rimanere nella élite del repertorio Marduk pure negli anni a venire. “Frontschwein”, in definitiva, racchiude molto di quello che il gruppo ha fatto nella sua carriera: una summa da lasciare alle future generazioni, che testimonia ancora una volta il genio e la follia di Håkansson e soci.