7.5
- Band: MARIANAS REST
- Durata: 00:54:09
- Disponibile dal: 24/03/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
Spotify:
Apple Music:
Quarto album in dieci anni di attività per i Marianas Rest: sicuramente un buon obiettivo per i finlandesi, che hanno dimostrato di saper migliorare ad ogni uscita, e lo fanno anche con questo nuovo “Auer”, di gran lunga l’opera più varia, nonché convincente, che la band abbia mai pubblicato.
Sono diversi gli aspetti che ci sentiamo di poter elencare a supporto di questa tesi, ma uno è particolarmente evidente: nel loro impianto classicamente death/doom metal, questa volta vengono innestate massicce dosi di black metal che ben si combinano alle parti più melodiche, con uno scream velenoso ad accompagnare il consueto growl ed il risultato è eccellente, per esempio, in un brano come il primo singolo “Diseased”, nel quale si può avvertire addirittura qualche richiamo agli Old Man’s Child.
Un altro passo avanti rispetto al passato sono le chitarre: spesso ciò che mancava nei pezzi di questi musicisti nordici era il riff, quello che rimane impresso e che caratterizza spesso la struttura di un brano, ed anche questo vuoto è stato colmato; diversi i momenti in cui le sei corde assurgono a protagonista, come nella vigorosa title-track.
Infine, il punto più importante: abbiamo già detto che “Auer” è il loro disco più variegato, e ciò è dovuto all’evoluzione lampante che i Marianas Rest hanno avuto, a livello qualitativo e di scrittura, guadagnando enormemente come incisività e profondità. Rispetto al passato, tutto sembra molto più a fuoco, sia quando si tratta di picchiare sia quando si fa ricorso ad atmosfere più rarefatte. Molte sono le soluzioni raffinate, a denotare un’estrema cura per i dettagli: in “The Ground Still Burns”, un pezzo grave in stile Draconian, spiccano delle tastiere prog per nulla scontate; “White Cradle”, di ispirazione Katatonia, e “The Hanging Blade”, contengono momenti ambient perfettamente integrati in un tessuto estremo; l’utilizzo più esteso di chitarre acustiche e voci pulite, inoltre, è funzionale ad elaborare un contrasto efficace con i momenti più tirati. Sonorità oscure, che ben si legano al titolo dell’album (“Auer” in finlandese significa proprio foschia) ma, in generale, la melodia è sempre presente, anche se non costituisce il carattere predominante. Considerata la qualità raggiunta, possiamo inquadrare la partecipazione di Aaron Stainthorpe dei numi My Dying Bride nella conclusiva “Sirens” come una sorta di consacrazione, la certificazione della bontà dell’operato della formazione di Kotka, sperando che questo stato di grazia possa durare il più a lungo possibile.