7.0
- Band: MARILYN MANSON
- Durata: 00:43:26
- Disponibile dal: 22/11/2024
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Dopo la pubblicazione di “We Are Chaos”, Marilyn Manson è diventato in prima persona il mostro che ha sempre interpretato artisticamente: la sospensione d’incredulità è crollata come i frammenti di uno specchio trafiggendo un uomo che, pur professando la sua innocenza, è stato cancellato facilmente dal panorama internazionale proprio grazie alla cattiva fama che il suo personaggio estremo aveva sempre contribuito ad alimentare. Abbandonato dalla band, dal management e dall’etichetta discografica si temeva il peggio per Brian Warner, che negli ultimi anni si è fatto vivo artisticamente solo con un’ospitata da parte di un’altra figura altamente problematica, quella di un Kanye West che sfida la censura, prossimo al crollo psicologico e al delirio di onnipotenza.
Con calma e lucidità, sorretto dai fan e dal supporto incondizionato della compagna Lindsay Usich, Manson è comunque riuscito a riaffacciarsi artisticamente al mondo, supportando i Five Finger Death Punch in un tour enorme negli Stati Uniti, presentando la nuova formazione che affianca a Tyler Bates e Gil Sharone (The Dillinger Escape Plan) i talenti di Piggy D (Rob Zombie) e Reba Meyers (Code Orange) e trovando un contratto con Nuclear Blast che, senza sbilanciarsi troppo nel circo mediatico, ha dato la possibilità di pubblicare un disco diviso in due parti, mentre arrivano le prime tiepide vittorie processuali ed il music biz è voltato verso lo scandalo Diddy.
Le anticipazioni hanno suggerito che “One Assassination Under God – Chapter 1” sarebbe stato diverso dagli ultimi tre capitoli discografici, con un Manson che va a recuperare l’estetica ormai quasi abbandonata degli esordi, tralasciando quel rock blues che aveva caratterizzato “The Pale Emperor”, “Heaven Upside Down” e “We Are Chaos”.
Certo, è assente il fondamentale elemento industrial degli album storici, ma è innegabile come il primo singolo “As Sick As The Secrets Within” abbia toccato i tasti giusti con un brano heavy e maledetto accompagnato da un video artistico, criptico e vivido nelle immagini. Sono arrivate poi “Raise The Red Flag” e “Sacrilegious”, canzoni più scolastiche che strizzano l’occhio ai vecchi ascoltatori con toni familiari e fan service spudorati – purtroppo e per fortuna i brani più trascurabili della raccolta.
Perché il resto di “Assassination” è davvero a fuoco nella sua pulizia, nella sua freddezza e nell’estrema cupezza che lo permea: ascoltiamo un Manson sobrio ed asciutto che rinuncia agli storici effetti/sovraincisioni sulle voci per abbandonarsi in ballate e midtempo disperati che rileggono il passato e lo attualizzano in maniera matura e riflessiva.
Sentiamo le atmosfere oppressive di “Holy Wood” nei primi pezzi, prima alzare il volume nella rumorosa aggressione di “Nod If You Understand”, basata su groove, basso e batteria; più avanti si torna ad alti livelli, con “Death Is Not a Costume”, capace di canalizzare l’energia viscerale della poetica di Manson in un brano minimale e sinistro con un ritornello enorme, mentre l’inquietante “Meet Me in Purgatory” offre momenti di riflessione, dimostrando la capacità dell’autore di evocare immagini ed emozioni potenti. Due brani che evocano le atmosfere gotiche del rock alternativo anni ’90, accostabili alla mitica colonna sonora de “Il Corvo”.
La lunga ballata finale “Sacrifice Of The Mass” chiude il lavoro in maniera interlocutoria: d’altronde nelle parole di Manson questa non è che la prima metà della sua storia, un racconto autobiografico che avrà completezza solo nel secondo capitolo.
Manson è tornato per davvero quindi? Non proprio: non c’è l’eredità di Reznor, il lato selvaggio ed iconoclasta è sopito, non c’è nemmeno la maturità e la spontaneità della parentesi adulta, rock e blues.
Quello di oggi è un Manson amareggiato, lucido e sobrio che rilegge il passato in maniera analitica e lo attualizza al meglio, affondando anche colpi da maestro. Un Manson che ha ancora qualcosa da dire artisticamente parlando, sempre a braccetto con Sorella Controversia, che lo accompagnerà realisticamente fino alla fine dei suoi giorni. Un Manson che si rifiuta drasticamente di mettere la parola fine alla sua carriera e alla sua arte.