4.0
- Band: MARILYN MANSON
- Durata: 01:02:12
- Disponibile dal: 20/05/2009
- Etichetta:
- Interscope Records
- Distributore: Universal
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C’era un tempo nel quale Marilyn Manson era davvero lo spauracchio,l’anticristo, l’incarnazione di tutto ciò che è malvagio e sbagliatonel rock’n’roll. C’era un tempo in cui The God Of Fuck terrorizzava, eriusciva a recitare perfettamente la parte che si era prefisso,incantando giovani menti turbate, infiltrandosi nel malessereadolescenziale, attirando col suo fascino freak e le sue uscitepoliticamente scorrette le attenzioni di pubblico e critica. Ilpersonaggio funzionava perché l’eccezionale estetica era sorretta dauna controparte musicale derivativa ma corposa, capace di esprimere inegual misura il sanguinolento shock rock di Alice Cooper e l’incubofreddo e industrial dei Nine Inch Nails. Il mostro ha saputo evolversiin maniera interessante ("Mechanical Animals", 1998), citando a voltese stesso ("Holy Wood" e "The Golden Age of Grotesque", 2000 e 2003) emostrando anche una sensibilità inaspettata nel narrare il suo cuoretrafitto ("Eat Me, Drink Me", 2007), ma riuscendo in ogni caso areinventarsi o almeno a mantenere su alti livelli il livellocontenutistico/estetico quando l’ispirazione musicale latitava inmaniera sconfortante. Oggi Manson sembra aver perso completamente labussola: orfano del songwriting di Tim Skold, Warner non può cheaggrapparsi al tastierista Chris Vrenna, non essendo per nullasupportato dal rientro del compagno Twiggy Ramirez (tornato informazione probabilmente per problemi di portafogli). Ecco dunqueaffiorare molteplici influenze industrial, dove l’ex NIN tenta disommergere col rumore le tragiche carenze a livello di songwriting("Pretty As A Swastika"). Ma ciò che rimane più scandalosamenteevidente in questo "The High End Of Low" è la desolante assenza di unchitarrista, che si manifesta in raccapriccianti soluzioniindie/hipster ("Blank And White"), country/acustiche ("Running To TheEdge Of The World"), copie scolorite del passato ("We’re From America","Arma-Goddamn-Motherfuckin-Geddon"), sino quasi a sparire ("I HaveTo Look Up Just To See Hell") e a venire a mancare clamorosamente("WOW"). Se si pensa che al momento di andare in studio un certo WesBorland aveva composto almeno nove pezzi, tutti scartati daltiranno-transgender-androgino, si realizza come l’ego smisuratodell’Antichrist Superstar abbia divorato non solo se stesso, ma anchetutto quello che negli anni era riuscito a costruire. A corollario delfallimento le liriche, un mix curioso di introspezione, protesta eriflessione romantica… praticamente quello che potete trovare in unqualsiasi disco emo se filtrate da morte, apocalisse e svastiche! Fa daepitaffio l’involucro, mai così sciatto e dozzinale, che va a togliereogni speranza sul rimanente spessore artistico di Brian Warner, oggitotalmente incapace di reinventarsi e da uscire da un tunnelautodistruttivo che ha leso in maniera indelebile il suo valoreartistico. Il fondo è stato toccato, da oggi sarà difficile perchiunque trovare una motivazione per supportarlo.