5.5
- Band: MARIONETTE
- Durata: 00:45:20
- Disponibile dal: 03/02/2016
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Correva l’anno 2008-2009 quando le Marionette – sestetto svedese, a dispetto del monicker – si affacciavano sulle scene con “Spite” e “Enemies”, doppietta di album che proponevano un misto di melo-death e visual kei giapponese, con il giusto mix di apparenza e sostanza in grado di renderli una delle potenziali ‘next big thing’ della scena scandinava. Fallito l’aggancio presso il grande pubblico, almeno al di fuori dei confini nazionali, e perso per strada il singer titolare nel 2010, i Nostri si ripresentano sulle scene nel 2011 con il più maturo “Nerve”, album che segna il quasi totale abbandono delle velleità nipponiche, prima di sparire nuovamente dalle scene per qualche anno. E’ così che, arrivati ai giorni nostri, ci siamo avvicinati con una certa curiosità al ritorno delle scene del sestetto svedese, curiosità acuita dal fatto di trovarsi per la prima volta di fronte ad un concept ‘ambizioso’, ispirato dall’attualità per rappresentare una ‘satira politica’ in salsa metal. Musicalmente parlando, la radice melo-death / metalcore degli esordi è stata dilatata all’estremo (la durata media dei pezzi è di sei minuti) e la forma canzone abbandonata in favore di un mare magnum sonoro dove strofe, ritornelli, orchestrazioni, ritmiche, assoli e linee vocali si sommano gli uni agli altri al servizio del concept, e non viceversa. Il risultato, anche dopo numerosi ascolti, è un lavoro coraggioso negli intenti ma un po’ troppo confusionario nei risultati: difficile da digerire per i fan della prima ora e privo del necessario pedigree per i cultori delle sonorità più intricate. Peccato perché, tra i solchi di “Propaganda”, si percepisce ancora traccia del talento delle Marionette, ma l’impressione è che il sestetto di Gothenburg abbia voluto stavolta peccare di hubris, facendo il classico passo più lungo della gamba.