7.5
- Band: MARLO TILT
- Durata: 00:29:23
- Disponibile dal: 17/01/2020
- Etichetta:
- Rocketman Records
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Si sa che nelle cantine più umide e ammuffite possono nascere strane forme di vita: agglomerati mutevoli, ibridi improbabili, contaminazioni inevitabili… Anche i Marlo Tilt nascono in uno scantinato della provincia milanese e allo stesso modo non possono esimersi da questo strano processo biologico che li porta ad emergere alla luce del sole con un primo album, intitolato “Show A Stony Heart And Sink Them With It” (citazione di un dramma di Arthur Miller), in grado di riassumere dentro di sè caratteristiche molto diverse ed apparentemente contrastanti.
Lo stile del gruppo parte da un garage rock che sconfina nel punk, a là Stooges per intenderci, che progressivamente si allarga, come un magma vischioso e grezzo, per andare ad inglobare territori limitrofi (e non). C’è la psichedelia, evocata da tastiere minimali, c’è il torrido e grumoso sound dello stoner, il tutto ammantato da una particolare atmosfera anni Sessanta, guardano alla surf music e restituendo uno slancio melodico quasi pop ad un impianto che rimane orgogliosamente lo-fi e sanguigno.
Nella mezz’ora di durata dell’album, dunque, vediamo tutte queste suggestioni affiorare scambiando tra loro il ruolo di protagonista in più di un’occasione. Così l’iniziale “The Less I Know” ci regala atmosfere beatlesiane, mentre “Hello!” spinge di più sul graffio del garage rock; “Morse” è il brano dove le divagazioni stoner si fanno più evidenti, mentre i cori e le tastiere di “Looney Tune” danno spazio al lato più accattivante e giocoso dei Marlo Tilt. Citazione d’obbligo, infine, per “Sa(ha)ra”, una sorta di “Misirlou” in salsa desert rock, con le tavole da surf a solcare le dune bruciate dal sole, piuttosto che le onde della California.
Questo debutto dei Marlo Tilt, dunque, intriga e riesce ad essere credibile, evitando il rischio maggiore in questi casi, ovvero quello di perdersi senza trovare una propria identità musicale. Una piacevole e consigliata divagazione anche per chi che, come noi, è abituato a quotidiane dosi di randellate metalliche.