8.0
- Band: MARNERO
- Durata: 00:48:08
- Disponibile dal: 01/01/2016
- Etichetta:
- Escape From Today Records
- Fallo Dischi
- Sangue Dischi
- Shove Records
- To Lose La Track
Spotify:
Apple Music:
Tra le cose che aspettavamo nel 2016 c’è anche il nuovo disco dei Marnero, “La Malora”, un lavoro che si stacca e si riallaccia contemporaneamente al precedente “Il Sopravvissuto”, raccontando una storia che è la stessa eppure ne è un’altra, conseguenza diretta e figlia dei suoni e delle parole che hanno costituito e concluso la ‘Trilogia del Fallimento’ (iniziata con “Naufragio Universale” nel 2010 e proseguita con, appunto, “Il Sopravvissuto” nel 2013), un’evoluzione stilistica ragionata e progenie di se stessa, destinazione obbligata e, finalmente, approdo. I Sopravvissuti sono a terra e tirano il fiato, si scambiano i posti nelle osterie, s’incontrano, confondono suoni, lingue, culture e tradizioni, si mischiano, diventano niente e tutt’uno, brindano insieme ad una conclamata e costruita sconfitta. Si perdono, come scopriremo. Era difficile bissare un disco ottimo e praticamente senza pecche come era “Il Sopravvissuto”, e di fatto “La Malora” non lo fa. Lo diciamo e ci togliamo il pensiero: come album a se stante non raggiunge le vette del precedente (però lì si era davvero alti), ma lo utilizza come base di partenza per chiudere un cerchio; ne riutilizza i linguaggi ma non li usa per accrescere alcunché, tanto meno per tentare di percorrere strade già battute. Impossibile tornare indietro, del resto, tanto vale dunque proseguire col bagaglio accumulato nel girovagare e mostrare i frutti raccolti. I suoni da una parte si saturano, raggiungono picchi tanto in intensità quanto nel trattenersi, nel comunicare senza dire, e se tutto iniziava con l’esigenza di dare spazio alla tensione d’una tempesta notturna, oggi il mare è un po’ più calmo. La città dietro al porto è una tomba gigante, cantano i ragazzi. Musicalmente il disco abbraccia una simbolica epopea, sa di colonna sonora, tra post core, sludge, certo black, doom, e tra crescendo ed episodi laceranti, quali possono essere quelli di “Porti e Labirinti”, possiamo passare all’epicità minimale ed emozionante che compone “L’Ubriaco e il Cieco”, ai tribalismi de “La Sciamana e il Testimone” o alle sensazioni da western coi pirati (parlavamo di epopea?) che sigillano “L’Altro Lato”, ad esempio. I suoni diventano fisici e materiali, e non abbiamo usato il termine lacerante a caso: entrano sotto pelle stridori e palpabili arie che ci fanno percepire con inesorabile crudezza gli aliti che puzzano di vino di avventori spuntati dal mare, il chiacchiericcio scomposto e sgarbato di una folla sghemba, la puzza della muffa che stagna tra i tavoli di legno. Abbiamo arpeggi ad avvolgerci e urla a sferzare l’aria salina, in questo accrocchio di clandestini e tassisti che smadonnano. Il suono è quello che la band ha saputo creare qualche anno fa facendolo evolvere con attenzione, un’impronta immediatamente riconoscibile pure in una versione che in alcuni picchi raggiunge un certo lirismo post-rock e che in altri gioca trionfalmente col suo punk ricco e saturo, e in altri ancora diventa opera (“Specchio Nero” ne può essere esempio). E se in brani come “Il Clandestino e il Marinaio” coesistono diverse velocità di esecuzione e recepimento, in momenti come “Il Baro e il Bambino” o “Il Pendolo” (probabilmente il punto più alto per varietà ed intensità), i Marnero sembrano maneggiare una macchina da presa e tramite fotogrammi spezzati e asettici raccontarci le storie dandocene solo l’impressione, lasciando a noi il compito di riempire gli spazi bianchi tra un silenzio e l’altro (ecco allora che “La Sparizione” diventa decisamente affar nostro). “La Malora” è un disco importante perché ce n’era bisogno, come sequela di canzoni e come opera conclusiva di una storia che un po’ tutti dovremmo aver ascoltato. E conferma il valore del combo bolognese, capace di creare, con un post hardcore velato di molto altro, trame intricate e quanto mai carnali ed umane, attualizzando al 2016 un percorso pieno di insidie e scoperte: e seppure qualcosa sembra essersi perso nel largo mare, altre forme si son venute a creare col tempo, e la figura è, manco a dirlo, in continua metamorfosi. In viaggio, meglio, su una zattera costituita da un tavolo ribaltato, di nuovo ad affrontare le onde. E il mare, si sa, a volte prende, a volte per fortuna dà.