6.5
- Band: MAROON
- Durata: 00:45:13
- Disponibile dal: 22/10/2007
- Etichetta: Century Media Records
- Distributore: EMI
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Si concedono ben poche pause, i Maroon, e forse questo sta iniziando a diventare un male. È passato circa un anno e mezzo dall’ultimo “When Worlds Collide” e la band tedesca è già di ritorno con un nuovo full-length, a ben vedere alfiere di qualche novità, ma nel complesso abbastanza prevedibile e un po’ troppo simile al precedente. C’è soprattutto una cosa che dà un po’ fastidio mentre si ascolta “The Cold Heart Of The Sun”: è piuttosto evidente che il gruppo abbia voglia di evolversi e di proporre qualcosa di nuovo ad ogni appuntamento, però, al tempo stesso, pare non volersi concedere il tempo necessario per fare le cose con la dovuta calma e attenzione. Di conseguenza, nella tracklist ci si imbatte in episodi notevoli – forti di spunti nuovi e interessanti – ma anche in composizioni che non aggiungono proprio nulla di nuovo a quanto già detto più volte in passato e che finiscono ben presto per stancare. Si rimane un po’ perplessi soprattutto all’altezza di certe tracce prettamente metal-core: è vero che i Maroon suonano musica del genere da anni (sono infatti uno dei gruppi più anziani della scena europea), ma la formula “riff thrash-death sparato/breakdown” è ormai davvero troppo abusata e scontata per risultare digeribile. Passino “My Funeral Song” e “For Those Unseen”, pezzi comunque ispirati e gradevoli, ma altri episodi simili – collocati soprattutto nel finale – sguazzano un po’ troppo spesso nella mediocrità, per i nostri gusti. Al contrario, risultano assai più apprezzabili brani come l’opener “(Reach) The Sun” o “Only The Sleeper Left The World”, pezzi snelli, diretti e veloci, a tratti persino epici, nei quali non c’è quasi ombra di breakdown! È questa la strada che i Maroon dovrebbero imboccare per differenziarsi dalla massa. Si è stanchi di questo metal-core e di queste formule preconfezionate… in una scena inflazionata come quella attuale, anche dei piccoli accorgimenti possono fare la differenza. Nel caso dei Maroon, non ci riferiamo certo alla totale novità rappresentata dalla semi-ballad “Some Goodbyes Are Farewells”, nella quale Andre Morawek sfodera un improbabile timbro dark-wave con risultati tragici, bensì ai due pezzi in apertura o anche a “Steelbath Your Heart” e “Black Halo!”, due validi tentativi di mixare metal-core e old school death metal. Che in futuro il quintetto tedesco si prenda più tempo per comporre e si orienti su questi stili… allora sì che potrà tornare ad essere del tutto rispettabile.