7.5
- Band: MARTY FRIEDMAN
- Durata: 00:59:33
- Disponibile dal: 17/05/2024
- Etichetta:
- Frontiers
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Marty Friedman torna con un nuovo album solista intitolato, “Drama”.
Com’è noto, il chitarrista americano vive ormai in pianta stabile da più di vent’anni in Giappone, dove è diventato un’autentica superstar: non solo parla il giapponese fluentemente ed è sempre più calato nella cultura nipponica, ma sono ormai centinaia le sue apparizioni in TV, in film, telefilm, pubblicità, per non parlare delle commissioni e collaborazioni con il governo nipponico, come la “Japan Heritage Theme Song”, da lui registrata con la Tokyo Philarmonic Orchestra e suonata in eventi ufficiali. Per celebrare la musica giapponese, inoltre, Friedman ha pubblicato dei dischi intitolati “Tokyo Jukebox”, dove reinterpreta cover di canzoni nipponiche.
“Drama” rappresenta invece un ritorno ad un più classico album come chitarrista solista, anche se ormai la line-up che l’accompagna è pure tutta giapponese (e al femminile), ad eccezione di Gregg Bissonette alla batteria e di qualche guest, come i cantanti Chris Brooks (Like a Storm) e Steven Baquero Vargas, interpreti, rispettivamente, della versione in inglese e di quella in spagnolo dell’unica traccia cantata, “Dead Of Winter/2 Rebeldes”.
L’album, registrato principalmente in Italia, a parte qualche sessione in Giappone e negli USA, presenta un approccio leggermente differente rispetto al precedente “Wall Of Sound” del 2017, nel senso che si colloca tutto sommato sulla scia di questo come impostazione e come stile ma è tendenzialmente ancora più leggero nella scelta delle sonorità: il metal sembra essere ormai un lontano ricordo e si riscontra appena qualche episodio più rock come ad esempio “Thrill City” o, in parte, “Deep End”.
L’approccio in tal senso è dunque alquanto classico, ma Friedman opta perlopiù per delle performance molto raffinate ed eleganti, dove la sua chitarra si concentra su dei temi e sembra cantare le sue armonie, con degli assoli sempre emozionanti e assai carichi di feeling. Con il suo strumento, l’autore, come per magia, nota dopo nota, sembra far materializzare una fabbrica di sogni, dando vita ad una profonda sinfonia di sentimenti e sensazioni con assoluta maestria e disinvoltura.
Quella di “Drama” non è dunque la versione più grintosa e dirompente di Friedman, quanto quella più intimistica ed introspettiva. In tal senso, sono degli assoluti capolavori tracce come l’iniziale “Illumination” o “Tearful Confession”, ma non sono da meno, ad esempio, “Song For An Eternal Child”, la più orchestrale “Triumph”, l’elegante “Mirage” o l’ariosa “A Prayer”.
Paradossalmente, ci saremmo aspettati una maggiore influenza della musica nipponica, specie dopo l’ultimo “Tokyo Jukebox” e dopo tutte le collaborazioni con musicisti giapponesi e, manca, in particolare, in tal senso, un brano come “The Soldier”, che si poteva trovare invece nell’album precedente. Evidentemente, Marty ha voluto un po’ smarcarsi da tutto questo contesto, per tornare in parte all’essenza di quello che è stato il suo background.
In conclusione, “Drama” è un disco molto bello, magari non quello più creativo o originale di Friedman, però un lavoro assolutamente di altissimo livello sotto il profilo esecutivo, come d’altronde era lecito aspettarsi da un musicista della sua caratura.
