MARTY FRIEDMAN – Wall Of Sound

Pubblicato il 08/08/2017 da
voto
7.5
  • Band: MARTY FRIEDMAN
  • Durata: 00:53:00
  • Disponibile dal: 04/08/2017
  • Etichetta:
  • Prosthetic Records
  • Distributore: Audioglobe

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Marty Friedman giunge al suo tredicesimo album solista, con questo nuovo lavoro intitolato “Wall OF Sound”. Conosciamo Friedman come un chitarrista abile e versatile e questo nuovo album rappresenta al meglio tutta la sua bravura e la sua capacità di essere credibile sia che suoni passaggi melodici, duri, veloci o carichi di feeling. Ormai stabilitosi in pianta stabile in Giappone, Friedman si avvale anche di una bassista nipponica, Kiyoshi, mentre per la batteria si dividono i compiti l’esperto Gregg Bissonette e il più giovane Anup Sastry. Con loro si ritrovano anche una manciata di ospiti: in particolare, Jinxx (Black Veil Brides) suona il violino in “Sorrow And Madness”, duettando con Friedman; Shiv Mehra (Deafheaven) suona con lui nel brano “Pussy Ghost”; Jorgen Munkeby (Shining), dopo “Inferno”, rinnova la sua collaborazione con Friedman, invece, in “Something To Fight”, l’unico brano cantato del disco. L’avvio dell’album, con l’opener “Self-Pollution” potrebbe far pensare ad un disco decisamente metal, ma non è proprio così, perchè, in effetti, per quanto nell’album siano presenti queste sonorità, non si può neppure arrivare a sostenere che si tratti di un album appartenente al genere. In generale, si riscontrano alcune buone idee: tanto per fare un esempio, ci è piaciuta la ritmica veloce e furiosa sullo sfondo di una chitarra invece melodica nel brano “Streetlight”. Nel complesso, però, riteniamo che “Wall Of Sound” si fondi principalmente su buone intuizioni sia, ovviamente, dal punto di vista esecutivo, sia sotto il profilo compositivo, dato che un po’ tutte le tracce presentano temi gradevoli, ben elaborati e sviluppati in maniera tutt’altro che banale. Forse la traccia che ci ha convinto meno è proprio quella cantata da Munkeby, che la indirizza con la sua interpretazione verso una sorta di alternative metal piuttosto scontato. Friedman si esalta, invece, anche quando si produce in un gusto melodico che rimanda alla scuola di Joe Satriani e Steve Vai, rispetto ai quali l’ex Megadeth, come dicevamo sopra, non rinuncia di tanto in tanto ad un approccio più tendente al metal, sfoderando a quel punto riff massicci o assoli velocissimi e dirompenti: emblematici, in tal senso, oltre alla traccia di apertura, alcuni brani carichi di atmosfere sinistre quali “Pussy Ghost” e “The Last Lament”, ma anche “Whiteworm”, per quanto quest’ultimo sia un pezzo alquanto variegato e cangiante. Più raffinato, invece, un brano come “The Soldier”, arricchito da inserti di archi e da sfumature tipiche della musica tradizionale giapponese. Insomma, diciamo che “Wall Of Sound” è un disco che si lascia ascoltare piacevolmente e si nota una certa cura anche in diversi dettagli: peraltro, tra le altre cose, segnaliamo come il lavoro di mixaggio sia stato affidato ad un grandissimo professionista come Jens Bogren, ma due tracce (“Streetlight” e “For A Friend”) sono state invece curate dal leggendario Mack (che, come si ricorderà, collaborò, tra gli altri, anche con i Queen). In conclusione, non riteniamo “Wall Of Sound” un disco imprescindibile o rivoluzionario: la bravura del suo autore è però indiscussa e i brani funzionano bene. Superfluo, dunque, consigliarlo a chi ama lo shredding e conosce le qualità del chitarrismo di Marty Friedman; più in generale, per gli altri, può rappresentare comunque un gradevole ascolto.

TRACKLIST

  1. Self-Pollution
  2. Sorrow and Madness (featuring Jinxx of Black Veil Brides)
  3. Streetlight
  4. Whiteworm
  5. For A Friend
  6. Pussy Ghost (featuring Shiv Mehra of Deafheaven)
  7. The Blackest Rose
  8. Something to Fight (featuring Jorgen Munkeby of Shining)
  9. The Soldier
  10. Miracle
  11. Last Lament
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