6.5
- Band: MASSGRAV
- Durata: 00:20:20
- Disponibile dal: 29/11/2012
- Etichetta:
- Selfmadegod Records
- Distributore: Masterpiece
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Certi dischi andrebbero ascoltati e basta, senza essere commentati o valutati. “Still The Kings” è uno di questi. I Massgrav sono una formazione attiva dalla seconda metà degli anni ’90, un nome quasi storico per il circuito hardcore punk svedese, vissuta per tutti questi anni nel profondo underground grazie ad una discografia perlopiù composta da split e brevi EP, salvo una manciata di dischi che, ad ogni modo, non hanno certo riscosso grosse acclamazioni a livello europeo. Una carriera, quella vissuta fino ad ora, segnata dalla passione e del legame verso le proprie radici, ben impiantate sì nell’hardcore punk, ma anche in certi terreni appartenenti al thrash, al crust e al grindcore più spietato. La Selfmadegod immette quindi sul mercato l’ennesimo parto discografico di una band che non scende certo a compromessi, legata in maniera inossidabile alla propria terra – le liriche sono praticamente tutte in lingua madre – e al proprio background musicale, un po’ abusato, certo, ma plasmato con una certa esperienza nei venti minuti scarsi del disco in questione. Forte di un suono totalmente tirato e urgente, “Still The Kings” ci consegna una lunga lista di brani che scorrono via senza soluzione di continuità, brevi, a testa bassa e molto ma molto incazzati, spesso totalmente disinteressati dal trovare un certo ordine formale con il quale inquadrare i singoli episodi, tutti simili l’uno all’altro e privi di un carattere melodico che ne avrebbe certamente facilitato la memorizzazione. Come dei macellai spietati verso la propria futura fonte di incasso, i Massgrav colpiscono violentemente senza fare troppa attenzione ai minimi dettagli: sotto questo aspetto, il loro suono si riconduce più al thrash che al grindcore, privo di ferocia e particolare perizia tecnica ma attento nel colpire subito con una violenza inaudita. A tutti gli effetti, “Still The Kings” potrebbe essere considerato come una traccia unica, un flusso costante di cazzotti nello stomaco non privi di una certa incontrollabile foga. Non c’è tempo per fiatare e spesso, proprio per questo motivo, l’ascolto viene in parte compromesso. Tuttavia, ne siamo certi, i frutti di questo lavoro verranno ripagati adeguatamente in sede live, vera e propria dimensione del trio di Stoccolma.