7.0
- Band: MASTER
- Durata: 00:44:23
- Disponibile dal: 29/01/2016
- Etichetta:
- F.D.A. Records
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Dopo aver leggermente rallentato con il per certi versi sorprendente “The Witchunt”, i Master tornano a spingere il piede sull’acceleratore con questo “An Epiphany Of Hate”, ennesimo full-length di una carriera che proprio in questi anni sta vivendo uno dei suoi momenti di maggiore fortuna. La popolarità di cui il death metal è tornato a godere, la riscoperta dei vecchi classici e la proliferazione di tante nuove band apertamente ispirate ai maestri degli anni Novanta hanno contribuito a riportare sotto i riflettori una vecchia gloria come Paul Speckmann; il cantante/bassista, evidentemente galvanizzato da un tale insperato ritorno di fiamma, ha quindi intensificato la sua attività, tornando a comporre musica e a suonare in giro con una frequenza inaudita. “An Epiphany Of Hate”, dicevamo, arriva tra noi a circa due anni e mezzo da “The Witchunt” e ci presenta dei Master un filo più diretti rispetto al recente passato; il lavoro precedente aveva mostrato un rinnovato ingegno a livello di soluzioni ritmiche, palesando interessanti tendenze groovy che il gruppo sin lì non aveva mai esplorato più di tanto. Il nuovo album risulta invece un prodotto più tipicamente Master, figlio in primis di un’indole motorheadiana e delle vecchie, mai celate, radici thrash. Molti gli uptempo, così come frequenti sono le solite deraglianti scorribande in doppia cassa di Zdenek Pradlovský. In generale, risulta evidente la volontà del terzetto di riacquistare urgenza e velocità, cosa che inevitabilmente porta a sacrificare un bel po’ di quella varietà che tanto aveva donato a “The Witchunt”. In ogni caso, di certo non ci troviamo al cospetto di un album da buttare: d’altronde, l’attuale lineup dei Master è insieme da più di una dozzina di anni, l’esperienza accumulata è enorme e il suo affiatamento è ormai fuori discussione. Anche in questa sede il gruppo riesce ad offrire una manciata di pezzi notevoli, supportati inoltre da una produzione perfettamente calzante. Sorgono dei dubbi davanti a certi episodi che arrivano ad attestarsi sui cinque minuti – quando i riff sono pochi e l’unica intenzione è quella di colpire duro, sarebbe il caso di stare attenti alla durata – ma, alla fine dei conti, dai Master non si possono pretendere troppi ragionamenti. La band ha sempre fatto di istinto e genuinità la propria bandiera e “An Epiphany Of Hate” non fa eccezione, con tutti i pro e i contro del caso. Quello che conta è che Speckmann e compagni non perdano entusiasmo e continuino ad andare avanti per la propria strada, magari ripartendo da brani subito convincenti come “Just Be Yourself” o “Red Alert”.