
5.0
- Band: MASTER BOOT RECORD
- Durata: 00:41:20
- Disponibile dal: 11/10/2024
- Etichetta:
- Metal Blade Records
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Nelle precedenti recensioni dei dischi di Master Boot Record, al di là dell’apprezzamento dell’idea, lamentavamo qualche difetto di diversa natura; e purtroppo a questo giro ci pare che, anziché trovare l’agognata sintesi, si siano sommati tutti.
Bypassato il tema di una certa prolissità (e per fortuna “Hardwarez” si assesta sotto i tre quarti d’ora di durata), resta centrale quello di brani molto ripetitivi, in cui i vaghi sprazzi di varietà – le accelerazioni della batteria, le apparizioni del basso, le sventagliate di synth che fanno, alternativamente, sorridere per i richiami ‘pop’ o donano piccoli vagiti di esaltazione – non riescono a far imprimere nella mente nessun frammento particolare; come se per ciò non bastassero i titoli, che replicano ovviamente lo schema già usato, ovvero sigle o nomi di componenti o definizioni informatiche.
Per il resto, è andata persa del tutto quella vaga marzialità industrial che ogni tanto faceva capolino con interesse, mentre il lato guitar hero di Victor Love emerge così preponderante da far assomigliare il disco a una sperimentazione di Malmsteen su una base chiptune: il risultato è che non si coglie più il gioco citazionistico-nostalgico delle origini, piuttosto un mero esercizio di stile che lascia il tempo che trova.
È un peccato, perché le basi c’erano tutte: un’idea graziosa, in grado di emergere in un panorama saturo come quello ‘retrowave’ (nel senso più lato del termine), buone doti compositive (lasciate a questo giro in un cassetto chiuso a chiave…) e una padronanza della sei corde e delle macchine indiscussa. Ma che diventa, appunto, un puro show of hands.
Forse, per commentare questo disco, basta un vecchio adagio: un bel gioco dura poco.