5.0
- Band: MASTERPLAN
- Durata: 01:03:17
- Disponibile dal: 28/07/2017
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Ormai l’abbiamo capito: questo è l’anno dei grandi ‘Perché?’. Ebbene sì: non bastava il ‘best-of’ dei Rhapsody Of Fire del mese scorso, visto che a rimettere mano a grandi classici stavolta ci pensa Roland Grapow, che con i suoi Masterplan decide di risuonare le migliori canzoni degli Helloween con lui alla chitarra e racchiuderle in un disco dal titolo “PumpKings”. Avete capito bene: di nuovo una raccolta con pezzi completamente riregistrati, tra l’altro di nuovo sotto AFM Records. Sappiamo che non è esattamente corretto fare paragoni, ma quantomeno qui possiamo dire che determinate canzoni dotate di una produzione ‘decente’ sono godibili, come “Mr. Ego” e “Someone’s Crying”, rispetto al ‘best-of’ dei Rhapsody Of Fire che cercava di ricalcare opere che già di per sé erano perfette. Altro punto a favore di Grapow è quello di mettere a fuoco molto più chiaramente le vene heavy delle Zucche tedesche, come si sente chiaramente nella maggior parte dei pezzi, nettamente spostati per favorire il vocione di Rick Altzi, che non cerca nemmeno di stare dietro ad Andi Deris con il suo timbro. Detto dei punti positivi di questa fastidiosa operazione, possiamo passare, per l’ennesima volta, alla domanda: perché? Ma perché cimentarsi in un’operazione del genere, tra l’altro venendo da un lavoro bruttino come “Novum Initium”? Ci sembra veramente che Grapow e soci vogliano unicamente tirarsi la zappa sui piedi con un lavoro che puzza di manierismo da ogni poro. L’unico elemento che ben risalta all’interno di questa ristrutturazione non richiesta è la tastiera di Axel Mackenrott, che riesce a dare uno striminzito ‘qualcosa in più’ a canzoni che sì vengono da un periodo non esattamente felice della carriera degli Helloween, ma che comunque mantenevano una dignità e una forma invidiabili a distanza di anni. Sarà forse perchè, uscendo gli Helloween con il Pumpkings United, il chitarrista tedesco abbia cercato di salire sul carro dei vincitori? Il fatto è che chi ama le Zucche nella fase con Grapow sicuramente non sarà esattamente contento davanti a questo lavoro di ristrutturazione, che, come abbiamo scritto poco fa, mette in chiaro determinati aspetti delle canzoni (forse si vuole fare risaltare il lato che il chitarrista non è mai riuscito a far emergere?) ma ne trascura altri, forse troppi. Prendiamo solo la loro versione di “Time Of The Oath”, che non regge per nessuna ragione il confronto con l’originale, la quale suona inevitabilmente più genuina e meno costruita. Non era difficile intuire, sin da quando era stato annunciato, che “PumpKings” si sarebbe rivelato una fregatura colossale: un disco fatto per prendere tempo, visto anche il buco nell’acqua clamoroso fatto con l’album precedente. Spiace vedere come Grapow si sia ridotto, ma questo prodotto non può che meritare una stroncatura. Aspettiamo di poter sentire altri pezzi nuovi per valutare cosa siano davvero in grado di fare i Masterplan di oggi.