8.0
- Band: MATER A CLIVIS IMPERAT
- Durata: 01:17:14
- Disponibile dal: 31/10/2023
- Etichetta:
- Black Widow
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Mater A Clivis Imperat è un gruppo nato nell’ormai lontano 2008 per iniziativa di Samael Von Martin, già noto per la sua militanza in band quali Evol, Abhor e Satanel; la formazione iniziale comprendeva anche la tastierista Natalija Brankovic ed il batterista Tomas Contrarato (anch’egli negli Evol), ma per lunghi anni non diede luogo a nulla di concreto. La svolta fu l’incontro dello stesso Samael con Isabella, sua compagna di band con i Deusdiva e, in seguito, con il soprano Elisa Di Marte e con l’altro tastierista Alessio Saglia, fino al debutto discografico avvenuto solamente nel 2022 con l’album “Atrox Locus”, ispirato ad antiche leggende e tradizioni popolari radicate nel Veneto, come la lumèra, una sorta di Halloween locale, o i racconti del filò, storie che venivano raccontate e tramandate attorno ad un focolare e che erano strettamente legate agli usi e costumi del territorio.
L’obiettivo dichiarato dallo stesso Samael è quello di ridare vita a quel filone prog che si muove tra l’horror e l’occulto e che, grazie a band come Jacula ed Antonius Rex, rappresenta una peculiarità ed un vanto del nostro Paese, e anche il nuovo “Carmina Occulta” procede spedito in questa direzione.
Sembra che l’album sia stato concepito quasi in un’unica soluzione con il predecessore, come se ne fosse la logica prosecuzione, e certamente il substrato concettuale dal quale attinge è lo stesso, inclusi i testi in latino; musicalmente si registra, invece, un ulteriore passo in avanti, in quanto tutto risulta ancor più organico e funzionale allo scopo, nonostante un’evidente eterogeneità.
Come già accennato in precedenza, il riferimento obbligatorio è quello alle due creature di Antonio Bartoccetti, soprattutto per la costante presenza di una voce narrante, ma la musica di Mater A Clivis Imperat non è affatto monocromatica e l’atmosfera ‘cimiteriale’, seppur presente, non è l’unico aspetto da considerare; disseminati nei pezzi troviamo frammenti di colonne sonore che profumano di Goblin, la vivacità de Il Banco Del Mutuo Soccorso, il rock sinfonico dei Devil Doll, riff doomeggianti, digressioni nel jazz o nel funk.
Un disco d’altri tempi, come concezione e come sviluppo, legato agli anni ’70 e ad un’interpretazione del progressive nel suo significato più profondo, ossia non come genere ma come libertà espressiva assoluta, la cui realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione di una lista lunghissima di ospiti che vanno ad affiancare il gran cerimoniere Samael, apportando ciascuno idee e personalità. E’ impossibile non notare come, accanto alla base ritmica (Wally Ache dei Cerebral Extiction e Aleister Ventrenero, ossia Demian degli Evol), sia fondamentale il contributo di Elisa Montaldo (Il Tempio Delle Clessidre), protagonista assoluta con i suoi strumenti etnici in “Edoardo II” e con il pianoforte nella turbata “Peste 1347/2019”, così come le chitarre di Simòn Ferètro, il clarinetto di Vittorio Sabelli (Notturno, Dawn Of A Dark Age) in “Tragica Operetta” o le ambientazioni drammatiche create dalla narrazione di Nequam (The Magik Way) e dai cori di The Nun, tutti solisti in quella che si muove come una vera e propria orchestra.
Un cenno finale lo merita la copertina, opera di Emanuele Taglietti, illustratore noto per i suoi lavori in ambito horror/erotico.