8.0
- Band: MAVETH
- Durata: 00:57:04
- Disponibile dal: 15/12/2012
- Etichetta:
- Dark Descent
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Uno dei segreti meglio riposti della odierna scena death metal: per i Maveth, l’utilizzo di questa classica espressione viene quasi spontaneo. “Coils Of The Black Earth”, loro primo full-length ufficiale dopo una breve serie di EP e raccolte partita nel 2010, è un lavoro che colpisce per l’essenzialità e, al tempo stesso, la cura dei suoni e l’intensità dell’interpretazione, sempre sul filo di una furia luciferina. Siamo dunque nei vasti territori del death metal più oltranzista e introverso: una sconfinata landa che il gruppo percorre in lungo e in largo, tenendo presenti certi punti cardinali (Incantation, Immolation) ma senza farsi mancare variazioni di umore e di impostazione. Una tracklist di dieci episodi, aperta dall’apocalittica “The Devourer Within The Gulf” – costruita su diaboliche tessiture di chitarra che, ancora una volta, possono ricordare pure certa scuola black finlandese o ellenica – e chiusa da “Terminus II: Hinnom Everlasting”, una processione rarefatta dalle tinte funeree; in mezzo, si passa attraverso lunghe composizioni dal taglio decadente, cui il sottofondo di riverberi e tonalità lugubri conferisce ora un sapore apocalittico, ora connotati spettrali, grazie anche ad una voce che sembra a tratti l’urlo iracondo di un Balrog proveniente da un abisso. Affidandosi, appunto, ai dettami dei padri fondatori, ma senza disdegnare una carica di perfidia che pare spesso presa in prestito dal vicino black metal, i Maveth mettono insieme un disco dalla rara intensità, dominato da un guitar-work velenoso e da atmosfere pestilenziali, cui fanno da contorno flebili accenni di epicità e una sezione ritmica scarna che continuamente detta il passo tormentato di queste oscure litanie. La dimostrazione delle capacità dei Maveth, comunque, sta tutta nei sette minuti di “Hymn To The Black Matron”, sorta di nuova “Close To A World Below” che cesella un disco straordinario per veemenza e malvagità. Il 2012 si chiude fra le tenebre.