7.5
- Band: MAZE OF SOTHOTH
- Durata: 00:41:00
- Disponibile dal: 09/01/2017
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
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In un’epoca di sterili tecnicismi e di revival old school da encefalogramma piatto, fa sempre piacere imbattersi in un giovane gruppo che, a differenza di tanti altri coetanei, prova a cimentarsi in qualcosa di spontaneo e scevro da vincoli troppo forti. Prendiamo i Maze of Sothoth, ad esempio, quattro ragazzi di Bergamo messi sotto contratto dall’attentissima Everlasting Spew ed artefici di un platter posto al crocevia tra vecchia e nuova scuola death metal, la cui unica preoccupazione sembra essere quella di evocare orrori e catastrofi senza badare alle similitudini con questa o quella scena/band. Racchiuso in una produzione bombastica e terremotante (si sente che le registrazioni hanno avuto luogo lo scorso anno e non nel ’91), “Soul Demise” piomba tra noi come un martello sull’incudine, sposando con mirabile ingegno perizia strumentale e malvagità a tutto tondo, spunti tradizionali e moderni, per un risultato finale che non esitiamo a definire fin da subito riuscitissimo. Ad eccezione dell’intro “Cthulhu’s Calling” e dell’intermezzo “Azzaihg’nimehc”, entrambi piuttosto superflui, la tracklist può essere vista come una colata lavica di riff, ritmiche parossistiche e growling vocals dal profondo dell’Inferno, in cui il guitar work della coppia Fabio Marasco/Riccardo Rubini riveste il ruolo di collante e primadonna con il suo andamento ora cavernoso, ora affilato, muovendosi tra Europa e Stati Uniti senza mai assumere una collocazione precisa. Immolation, Morbid Angel, Nile, Sinister, Vader… punti di riferimento inamovibili che i Nostri omaggiano e miscelano nel migliore dei modi, gestendo con attenzione i cambi di tempo e ponendo molta cura nelle strutture dei singoli brani, con le poderose “Seed of Hatred”, “The Outsider”, “Blind” e “Divine Sacrifice” a testimoniare la classe e l’ispirazione alla base dell’intero progetto. Un debut album coinvolgente e con tutti i crismi del mestiere, quindi, che inaugura nel migliore dei modi il 2017 death metal. Chi ama il genere si faccia pure avanti.