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- Band: MEDICATION
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
Dopo aver ascoltato il loro mini (cd) di presentazione, i Medication mi avevano stuzzicato non poco con il loro sound così “americano” ed innovativo. No, mi spiace, non sono un’altra band nu-metal o crossover proveniente dagli States, anzi…direi che sono decisamente distanti da tutto ciò, come pure ha ribadito lo stesso Logan Mader nell’intervista rilasciata ai microfoni di Metalitalia. La nuova band dell’ ex Soufly e Machine Head sembra veramente ispirata, alla faccia di tutti i maligni che pensavano ad un’altra bieca mossa commerciale! L’album, prodotto dal grande Bill Kennedy (Megadeth, Black Sabbath, NIN…) ha dei suoni semplicemente perfetti, che riescono a rendere ogni minimo passaggio della band e che aderiscono di volta in volta ai diversi registri stilistici utilizzati. Ha dell’incredibile la facilità con cui questo gruppo riesce a legare brani heavy, rocciosi, oppure ballad interessantissime come “Underground” – un pezzo che potrebbe essere stato scritto tranquillamente da Alanis Morissette, ma che colpisce soprattutto per la voce di Whitfield Crane (ex Ugly Kid Joe, Life Of Agony) il quale, distante anni luce da ogni sua precedente prestazione, è adesso un cantante maturo e completo che interpreta benissimo le atmosfere volute dalla band. Proprio la sua voce è la caratteristica del sound dei Medication che colpisce di più: è costantemente filtrata, distorta, effettata, ma rimane sempre comprensibile, e la sua interpretazione sempre ispirata. Un album che dal punto di vista compositivo è classico ma che – grazie alla produzione frizzante e poco ortodossa – riesce a colpire anche gli ascoltatori più volti all’innovazione.