7.5
- Band: MEGADETH
- Durata: 00:46:46
- Disponibile dal: 22/01/2016
- Etichetta:
- Tradecraft Records
- Universal Music Enterprises
- Distributore: Universal
Spotify:
Apple Music:
I Maestri sono tornati. Quante volte, in questi anni, abbiamo letto frasi del genere, che provenissero dalle dichiarazioni promozionali o dalle recensioni sulle riviste? Ecco, a questo giro il sottoscritto invece punta con convinzione questo cavallo scomodo, e vi assicura che “Dystopia” soddisferà la fame di un passato glorioso e vi piacerà. Intendiamoci, tutto quello che colpisce in questo nuovo album dei Megadeth è quanto ci ha fatto gridare di gioia nei loro anni d’oro, ma è notevole la freschezza esecutiva all’interno di questa ben riuscita operazione nostalgia: Mr. Mustaine l’ha decisamente azzeccata, a questo giro. La nuova line-up, oltre che il sempiterno-redivivo-fedelissimo Ellefson, vede Chris Adler dei Lamb Of God alla batteria e Kiko Loureiro degli Angra alla chitarra, e la sensazione che si sia ricreata un’alchimia degna dei tempi di “Rust In Peace” è fortissima. Oggi come allora, oltre ai due membri (pressoché) costanti abbiamo un batterista energico e talentuoso, il cui ottimo lavoro è veramente da sottolineare, e un chitarrista dal gusto classico, perfetto contraltare dei virtuosismi speed di Mustaine; e il risultato lo potete notare fin dalle prime note. “The Threat Is Real”, grandissimo pezzo di apertura, non avrebbe sfigurato su “Peace Sells…”, una cavalcata dal gusto che definire classico risulta riduttivo, su cui la chitarra di Mustaine fa capolino nei bridge con le sonorità e il tocco che ci han sempre fatto sbavare. Parlavamo di nostalgia? Ecco a seguire la titletrack nonché terzo singolo tratto dall’album, con un avvio che richiama vagamente “Hangar 18”, un tocco di melodia notevole e un assolo vecchio stile ma con l’evidente presenza dell’innovativo (per la band) apporto di Kiko. Potremmo descrivervi brevemente ogni brano, e per quasi tutti troveremmo senza fatica dei paragoni o dei riferimenti a quanto fatto dai Megadeth negli anni d’oro; torna prepotente “Countdown To Extinction” in “The Emperor” o in “Fatal Illusion”, anche se qui le vocals si fanno più moderne, oppure in “Death From Within”, davvero uno dei pezzi più classici del lotto, e che cori, signori, che cori! E visto che ormai sono state citate buona parte delle tracce, almeno una menzione d’onore va fatta per “Foreign Policy”, il pezzo più violento dell’album, che riesce persino a dare nuova linfa all’originale – e parliamo di una cover dei Fear, non proprio dei Maroon 5. E infine “Post American World”, a parere di chi vi scrive il pezzo più catchy e riuscito insieme: il cantato di Mustaine sospeso tra melodia e cattiveria, un riff d’oro e un ritornello di rara fattura. I ragazzi si sono divertiti, non ci sono dubbi; e quando riesci a citarti in maniera così smaccata, ma tenendo alta la qualità e la capacità di inserire qualcosa di nuovo, il plauso è doveroso. C’è qualche piccolo calo d’interesse, sicuramente, specie spostandoci nella seconda parte dell’album; ma questa volta, appunto, a Mustaine l’equazione pare riuscita: suonare Megadeth dalla testa ai piedi, saper valorizzare i notevoli musicisti a disposizione (quanto suonano Loureiro la cupa “Poisonous Shadows” o “Conquer Or Die”, per esempio?) e risultare interessante in questa alchimia. Il loro ultimo capolavoro tout court resterà probabilmente datato 1992, ma ascolterete questo “Dystopia” parecchio: ben tornati, un reload ben riuscito.