MEGADETH – Peace Sells…But Who’s Buying?

Pubblicato il 11/03/2016 da
voto
9.0
  • Band: MEGADETH
  • Durata: 00:36:10
  • Disponibile dal: 20/07/1986
  • Etichetta:
  • Capitol Records
  • Distributore: EMI

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Qual è il punto migliore da cui poter affrontare un discorso vasto ed omnicomprensivo come la descrizione in parole di “Peace Sells…But Who’s Buying?”, seconda gemma grezza e priva di compromessi partorita dalla fervida immaginazione di un agguerritissimo Dave Mustaine, ed il fenomenale ensemble che lo accompagna in questa ennesima testimonianza di un 1986 praticamente inarrivabile per ogni amante della musica thrash, nonché heavy metal in generale? Compito arduo certamente, in soccorso del quale possono intervenire le parole di Mustaine in prima persona, partendo proprio dall’idea generale da cui deriva un titolo tanto singolare ma al tempo stesso difficilmente dimenticabile: “il titolo dell’album è stato ispirato da un articolo di giornale nel quale si parlava di una remota possibilità di mettere in vendita, letteralmente, un’ipotetica fine di un conflitto armato e di come, in fin dei conti, nessuno avrebbe davvero speso dei soldi per un’operazione del genere. L’idea mi elettrizzava, ed ho deciso di creare una canzone che seguisse questo concetto, finendo per titolare l’intero album nello stesso modo”. Si tratta di un periodo sociale particolarmente acceso in America, e sembra che la sempre più potente armata thrash dei Big Four, con accezioni e tagli narrativi estremamente eterogenei tra di loro, affronti tale argomento con passione, incarnando lo spirito ribelle di migliaia di adolescenti incazzati con qualsiasi cosa rappresentasse l’ordine costituito e lo Stato, nel senso più formale e rigido del termine. In questo senso, rispetto alle atroci testimonianze di guerra degli Slayer, rispetto al profondo taglio psicologico ed interiore degli effetti della guerra sulle persone affrontate dai Metallica di “Master Of Puppets”, sembra che i Megadeth spostino l’attenzione invece sul versante politico/cospirazionista, tematica questa da sempre cara a Mustaine e mai completamente abbandonata nemmeno negli sviluppi lirici successivi della band. Un titolo come “The Conjuring” del resto, lascia poco spazio a fraintendimenti, associando il binomio potere/corruzione alla frustrazione giovanile del tempo e creando una vera e propria miccia pronta a far scoppiare la bomba che “PSBWB?” rappresenta perfettamente in musica. Artisticamente, sembra incredibile che sia passato solamente un anno dal debutto “Killing Is My Business…And Business Is Good!” e dalla sua ingenua carica di irriverenza senza pensieri, rispetto all’album in questione: stavolta il songwriting si è fatto più curato, articolato, capace di sfruttare al meglio l’ormai inattaccabile simbiosi tra le asce di Mustaine e Chris Poland, mai come in queste canzoni perfettamente a loro agio nello scambiarsi riff e soli alla velocità della luce, nel mischiare con inaudita efficacia il materiale grezzo dell’esordio con le prime avvisaglie di quello che sarà il Megadeth-sound da “Rust In Peace” in poi. Basta seguire il formidabile crescendo di “Wake Up Dead” per rendersi conto degli enormi passi da gigante compiuti in sede di songwriting: la canzone, emblema di tutto il platter, è un fluentissimo alternarsi di riff duri e rocciosi e mirabolanti partiture condite da fill chitarristici entusiasmanti, prima di concludere la sua corsa su un finale anthemico che mette ancora i brividi dopo trent’anni suonati. “The Conjuring” aggiunge oscure suggestioni alla tavolozza del dipinto, su cui si staglia il basso pulsante ed estremamente versatile di David Ellefson, definitivamente celebrato sull’inizio della titletrack, episodio votato alla violenza più spinta, senza dimenticare mai un’attenzione sopraffina per il groove di scuola rock/blues che, soprattutto nei passaggi chitarristici, affiora prepotente lungo tutte le otto tracce di “Peace Sells…”. Parla chiaro in questo senso “I Ain’t No Superstitious”, spassosa cover del bluesman Willie Dixon dove i ragazzi si divertono a stravolgere in chiave metal un celebre brano blues di fine anni ’60. “Devils Island” mostra ancora le radici speed mai completamente sopite del Mustaine periodo Metallica, per il brano probabilmente più vicino all’operato dei primi Horsemen, mentre “Good Mourning/Black Friday” inscena tutta l’abilità del mastermind nel creare brani strutturati e complessi, capaci di passare dai tristi arpeggi in pulito introduttivi al finale forsennato sbattuto in faccia ai metalhead senza alcun tipo di complimento. Singolare poi la scelta di mettere in scaletta il fascino tenebroso di “Bad Omen” a stretto contatto con la sopracitata “I Ain’t No Superstitious”, creando un contrasto che anche a distanza di molti anni si fatica a comprendere pienamente. Conclude egregiamente il discorso “My Last Words”, epico, grandioso epitaffio di un disco che ha saputo, più di tutti gli illustri colleghi del periodo, unire il trend del momento ad un gusto melodico ed armonico veramente avanti rispetto al periodo di riferimento, un’attitudine al limite del progressive che, non a caso, caratterizzerà in futuro i Megadeth rispetto alle grandi glorie del thrash americano. “PSBWB” non è solamente il secondo episodio nella stellare carriera dei Megadeth, né solo un’ottima porzione dei capolavori metal datati ’86: questo album racchiude in poco più di mezz’ora il passato, il presente ed il futuro di una delle più importanti metalband di tutti i tempi, unendo con una malizia ed una capacità ancora inarrivate irruenza e compostezza e ponendo finalmente sotto i riflettori il genio tormentato e prorompente di un giovane Dave Mustaine e dei suoi mai troppo celebrati Megadeth.

TRACKLIST

  1. Wake Up Dead
  2. The Conjuring
  3. Peace Sells
  4. Devil's Island
  5. Good Mourning/Black Friday
  6. Bad Omen
  7. I Ain't No Superstitious
  8. My Last Words
35 commenti
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