6.0
- Band: MEGADETH
- Durata: 00:45:03
- Disponibile dal: 04/06/2013
- Etichetta:
- Tradecraft Records
- Universal Music Enterprises
- Distributore: Universal
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Il ritorno dello storico bassista Dave Ellefson in formazione e la discreta fattura del precedente “Thirteen” lasciavano ben sperare per una rinascita artistica dei Megadeth, che da troppi anni ormai non riescono a dar vita ad un capolavoro degno di classici come “Countdown To Extinction” e “Youthanasia”, gli ultimi veri best seller in ordine temporale degli americani. A dire il vero, il nuovo “Super Collider” inizia nel migliore dei modi, l’opener “Kingmaker” suona aggressiva e convinta grazie a riff serrati ed una sezione ritmica quadrata e potente. Il sound ricalca le ultime produzioni dei thrasher a stelle e strisce ed il ritornello rimane impresso in testa sin dal primo ascolto. Purtroppo le note dolenti arrivano con il brano successivo, la title track. La rabbia si smorza a favore di melodie predominanti ed un ritornello con tanto di cori che poco si addicono alla voce aggressiva di Dave Mustaine. Non a caso questa canzone, che non sfigurerebbe sul controverso disco “Risk”, è stata scelta come primo singolo, la band ha indossato vesti più leggere per permettere a “Super Collider” di passare in radio. “Burn!” non rialza le sorti dell’album: trattasi di uno dei brani più piatti e privi di ispirazione che i Megadeth hanno scritto negli ultimi anni, sia musicalmente (sulla falsariga della titletrack), per non parlare del banale refrain ‘Burn, Baby Burn’. La collaborazione tra Dave Mustaine e David Draiman dei Disturbed si concretizza su “Dance In The Rain”, senza gridare al miracolo l’intensità dell’ascolto finalmente subisce un bello scossone. L’altro frutto del sodalizio dei due David è “Forget To Remember”, un furbo esempio di heavy metal commerciale e radiofonico che, se non fosse per la tipica voce di Mustaine, stenteremmo a riconoscere come un brano dei Megadeth. “Super Collider” termina con “Don’t Turn Your Back”, dove il metal torna a ruggire, e “Cold Sweat”, cover dei Thin Lizzy, che non riesce a raggiungere la stessa intensità dell’originale. Coincidenza o meno, il passaggio della band da Roadrunner Records a Tradecraft (etichetta di Mustaine) è stato siglato da un disco più incline a soluzioni mansuete e pericolose, rispetto alle furiose bordate metalliche che abbiamo apprezzato sul precedente “Thirteen”. Peccato che questa scelta non sia stata supportata da pezzi esplosivi e di qualità, sembra che i Megadeth abbiano preferito andare sul sicuro e puntare su uno stile meno spigoloso. Scelta più che legittima, ma siamo certi che ben più di qualche fan storcerà il naso.