7.0
- Band: MEKONG DELTA
- Durata: 00:44:56
- Disponibile dal: 23/04/2014
- Etichetta:
- Steamhammer Records
- Distributore: Audioglobe
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I Mekong Delta non dovrebbero aver bisogno di presentazione, eppure la loro travagliata storia, fatta di cambi di lineup continui, con il solo bassista Ralf Hubert membro in pianta stabile della band dai suoi esordi, ha forse impedito alla band di acquisire la notorietà che si sarebbe meritata e di mantenere una qualità ad alto livello, alternando ottimi dischi ad altri decisamente meno riusciti. Negli ultimi anni, però, la band sembra aver trovato una certa stabilità, che ha permesso l’uscita di tre dischi in rapida successione (2010, 2012 e 2014). Gli alfieri del prog-thrash tedesco, comunque, non tradiscono le aspettative e tornano in gran spolvero, anche se molto ripuliti, dopo il deludente “Intersections”. I Mekong Delta suonano senza compromessi: il loro mix di thrash e prog non fa sconti e non si è mai preoccupato di suonare ostico; così l’opening, affidata alla lunga strumentale dall’altisonante titolo “Introduction + Overture”, scremerà da subito i non avvezzi al genere. Dobbiamo dire, però, che questo approccio “love it or leave it”, ci è piaciuto L’ottimo lavoro del vocalist Martin LeMer, ammorbidisce la performance con uno stile che, forse, ha poco di thrash, ma rende accattivanti pezzi come “The Armageddon Machine”. La semi-ballad “The Silver In Gods Eye”, che segue, invece ci mostra le abilità tecniche e compositive della band, anche se risulta – forse – un po’ troppo prolissa. Proseguendo nell’ascolto, ci rendiamo conto che – a parte qualche break – la componente thrash è quasi del tutto sparita, mentre si sentono forti le influenze dei Dream Theater, dei Savatage e – naturalmente – dei Rage; i suoni più duri rispuntano quasi solo nella strumentale “Inside The Outside Of The Inside” che ci riporta ai primi tre splendidi dischi dei Mekong Delta. Ecco: forse il confronto con il passato è proprio il vero limite di questo lavoro; “In A Mirror Darkly” è sicuramente un disco sopra la media e probabilmente uno dei migliori che la band abbia prodotto negli ultimi anni. Se approcciate, quindi, l’album come “il nuovo Mekong Delta” (magari con in mente “The Music Of Erich Zann” o “The Principle Of Doubt”), probabilmente resterete delusi. Ma la band di Ralf Hubert è istrionica e ci ha abituato a parecchi cambiamenti di rotta; il sound, ammorbidito e forse più maturo, ormai completamente prog, sa essere ricco ed avvolgente; questo fa di “In A Mirror Darkly” un buon disco, anche se spegne definitivamente le speranze di tutti quelli che – come chi scrive – ancora speravano in un ritorno dei “vecchi” Mekong Delta.