6.0
- Band: MEKONG DELTA
- Durata: 00:52:00
- Disponibile dal: 20/04/2012
- Etichetta:
- Steamhammer Records
- Distributore: Audioglobe
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“Intersections” non è il nuovo lavoro dei mitici Mekong Delta, bensì una raccolta di brani classici registrati ex novo dalla formazione attuale. Al di la di una resa sonora decisamente migliore e di un certo rispetto per le canzoni trattate, onestamente non capiamo i motivi di operazioni di questo genere. Speravamo anzi che i tedeschi spendessero tempo ed energie per dare seguito all’ottimo “Wanderer On The Edge Of Time”, che ne aveva rilanciato clamorosamente le quotazioni soltanto un paio di anni orsono. Invece ci troviamo davanti questa compilazione che – in momenti di crisi come quelli che stiamo vivendo – è utile solo ad intasare il mercato. Detto questo, le dieci tracce contenute in “Intersections” fanno davvero tremare le vene dei polsi; i brani vengono estratti dai primi sei album della band, quasi tutti imprescindibili se si ama il thrash metal tecnico e progressivo. Come non gioire perdendosi nelle trame velocissime ed intricate di “Sphere Eclipse”, “Innocent?” o “Heartbeat”, tutti estratti dall’eccezionale “Kaleidoscope”? Come non farsi ammaliare dalle atmosfere sognanti ma allo stesso tempo angoscianti di “Memories Of Tomorrow” o “Prophecy”, direttamente dal capolavoro assoluto “The Music Of Erich Zann”? O ancora, come rimanere indifferenti ascoltando “The Cure” e “Heroes Grief”, ancora così impregnate di melodie Rage-iane tipiche dell’album d’esordio dei Nostri? Ci fa particolarmente piacere anche la presenza di brani quali “Shades Of Doom” e “Transgressor”, che provengono da album spesso ingiustamente dimenticati quali “The Principle Of Doubt” e “Dances Of Death”. E’ soprattutto la seconda traccia citata a colpire nel segno, abbinando ad una struttuta classicamente thrashy delle atmosfere e delle melodie piuttosto malsane ed oblique. Meno riuscita invece “The Healer”, originariamente proposta su “Vision Fugitives” nel 1994, album che mostrava dei segnali di cedimento nel songwriting a causa di un voluto ammorbidimento delle sonorità, a tratti più vicine al prog pomp che non al thrash. In definitiva, stiamo parlando di una raccolta di ottime tracce, che la nuova line up propone con una certa sicurezza, riuscendo a non farle sfigurare nel confronto con gli originali. Rimaniamo molto dubbiosi sull’utilità del prodotto, comunque, ritenendolo solamente un piccolo bignami della carriera di una delle band più sottovalutate e complesse di sempre. Ascoltate gli album dei Mekong Delta nella loro interezza: è la cosa migliore da fare per avvicinarsi a questi grandi della musica pesante.