MELVINS – Thunderball

Pubblicato il 15/04/2025 da
voto
7.5
  • Band: MELVINS
  • Durata: 00:34:03
  • Disponibile dal: 18/04/2025
  • Etichetta:
  • Ipecac Recordings

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Terzo disco per la formazione Melvins 1983, alias una delle innumerevoli incarnazioni di questo monstre sempre diverso, eppure sempre riconoscibilissimo.
L’esperimento è iniziato nel 2013 con “Tres Cabrones”: Dale Crover spostato dalla batteria al basso per lasciare il seggiolino a Mike Dillard, amico di King Buzzo fin dalla prima adolescenza e batterista originario dei Melvins, con cui però si era limitato a registrare dei demo – prima, appunto, dell’ingresso in pianta stabile di Dale nel gruppo.
È toccato poi a “Working With God” nel 2021, con lo stesso trio in azione, mentre questa volta le carte vengono rimescolate con più enfasi: restano solo Buzz e Mike, come ai tempi della scuola, con ospiti Ni Maîtres – che abbiamo potuto conoscere di supporto al recente tour Osbourne/Dunn – al contrabbasso e il rumorista Void Manes, che già aveva remixato i Melvins ai tempi di “Chicken Switch”, a fornire disturbi e suoni elettronici.
Il risultato? L’abbiamo già detto: sono sempre i Melvins, ma con questa esilarante capacità di mutare pelle a sufficienza per essere ancora una volta stuzzicanti. Cinque brani tra loro molto diversi, con l’iniziale “King Of Rome” a suggerire un approccio noise/stoner: un riff grassissimo, voce riverberata, produzione sporca, eppure un gusto melodico notevole in tre minuti di durata e via… e ovviamente si cambia subito registro con “Vomit Of Clarity”: due minuti di inquietanti effetti sonori, dopodiché è finito lo svago.
I tre brani seguenti sono i più classici mastodonti di casa Melvins, ma anche qui continua il gioco della continua sorpresa, perchè in “Short Hair With A wig” ci vengono rovesciati addosso ancora spippolamenti di macchine, un contrabbasso che ribalta i timpani e ritmi lenti, lentissimi, che trasfigurano quasi il tempo e ci ricordano chi sono i veri padri putativi dello sludge.
“Victory Of The Pyramids” vede i Melvins giocare a fare la band rock da classifica, ovviamente a modo loro: riff accattivante, un ritornello che resta subito impresso… e poi, inevitabile, il deragliamento verso l’inferno, con Osborne a cantare sguaiato inseguendo una chitarra lisergica, quasi orientale nei suoni, doppiata (o triplicata) dai due malfattori in prestito. “Venus Blood” chiude in perfetto stile Melvins: una colata lavica, cupa e densa, che gira su se stessa senza sorprese ma con un eccellente senso ipnotico,  avvolgendoci con un sorriso maligno.
Nel complesso, “Thunderball” è probabilmente il viaggio più acido e irrazionale compiuto dai Melvins negli ultimi anni, ed è tutto dire; se non li amavate prima, difficilmente verrete scossi da un disco molto discontinuo nei suoni, ma non nella sostanza: c’è voglia di divertirsi, mostrando una freschezza che non sentivamo da diversi album. Non è poco, dopo quarantadue anni da quelle chiacchiere tra disadattati nell’ultima fila di un odiato liceo americano.

TRACKLIST

  1. King Of Rome
  2. Vomit Of Clarity
  3. Short Hair With A Wig
  4. Victory Of The Pyramids
  5. Venus Blood
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