MELVINS – Tres Cabrones

Pubblicato il 28/11/2013 da
voto
6.5
  • Band: MELVINS
  • Durata: 00:44:34
  • Disponibile dal: 05/11/2013
  • Etichetta:
  • Ipecac Recordings

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Arrivati al trecentocinquantanovemilaseicentodiciassettesimo album, i Melvins ci rifilano un’altra, ennesima, inevitabile patata bollente delle loro da dover vivisezionare e cercare di capire al meglio delle nostre capacità con i limitatissimi appigli alla realtà che la band solitamente offre. Il preambolo da fare è che questo disco rappresenta una sorta di reunion con il loro primo batterista, Mike Dillard, il quale è stato rimpiazzato dal leggendario Dale Crover ormai decenni fa, giusto dopo qualche mese di attività della band. E Crover? Crover ovviamente è della partita e per lasciare spazio a Dillard ha preso in mano il basso, posizione notoriamente vacante e “mobile” nel mondo dei Melvins. Il risultato? Il solito casino. Il solito groviglio inestricabile di tutto e niente. Noise rock, punk, crust, sludge, doom, stoner, avanguardia pura e demenzialità di ogni sorta che si tirano scherzi a vicenda andando a comporre infine un quadro di follia e sregolatezza musicale pura. Stavolta però la band ha incentrato i propri sforzi maggiormente sulla propria indole punk rock rispetto ai lavori più recenti. Il risultato è un mix demente e collassato su se stesso di Flipper, Black Flag, Circle Jerks, Poison Idea, GG Allin, Minor Threat, Adolescents e Stooges. Una palla ruzzolante di fuzz, riff sbilenchi e circolari, anthem da balordi, e una generale e imperante strafottenza e insensatezza che domina il tutto in maniera praticamente demenziale e completamente ritardata. Certi passaggi sfruttano spunti folk e country per creare melodie bislacche e insensate, basta ascoltate per esempio “Dogs and Caddle Pods”, “99 Bottles of Beer” (praticamente una filastrocca suonata come se fosse la manifestazione di un trip di acido) o “Tie My Pecker to a Treee” (che vi farà sentire presi per il culo solo a leggere il titolo), mentre in altri momenti la band si chiude in un noise rock angolare e spigoloso che richiama alla mente i Sonic Youth e i Mudhoney. In generale “Tres Carbrones” è uno dei dischi meno “metal” e più punk che i Melvins abbiano mai fatto, anche se qualche sana badilata di riff sludge di tanto in tanto salta fuori a creare una sorta di ordine apparente e a imbastire una qualche sporadica forma di groove, vedasi per esempio le pesantissime “City Dump”, “American Cow” e “Stump Farmer”, chiarissimi esempi che, sebbene sempre calato in un manicomio di follia, King Buzzo rimane sempre il re indiscusso del riff elefantiaco. Ma il resto è una sorta di discarica di confusione. Una sorta parco giochi musicale che i tre si sono creati tutt’intorno, con il quale cazzeggiano e giocherellano con tutto, senza però comunicare granché ad un ascoltatore che rimane estromesso dai loro giochi, perennemente lasciato fuori dal divertimento, messo in disparte ad assistere impotente alle loro cazzate e ai loro giochi senza senso, isolato e abbandonato nella confusione più totale. Che i Melvins siano una band che se ne fotte in ogni modo di ciò che pensa la gente, quello è cosa nota, ma stavolta sembrano aver superato il limite ad ogni decenza, licenziando un lavoro in cui l’ascoltatore è praticamente deriso e preso per il culo per quarantacinque ininterrotti minuti di cazzonaggine musicale senza freni. Si può cadere nella loro trappola e stroncare il lavoro come privo di senso compiuto e fatto solo di totale antimusicalità, oppure essere scaltri, non farsi fregare dal loro sarcasmo e dalla loro paraculaggine e affermare che in fin dei conti i capolavori della band sono tutti là da sentire e sono tanti, e che “Tres Cabrones” non è altro che l’ennesimo sprazzo di follia e totale menefreghismo che riconferma quasi più di qualunque altro lavoro abbiano mai fatto, che i Melvins sono la band più artisticamente emancipata, libera e felice che sia mai esistita. A voi la scelta.

TRACKLIST

  1. Doctor Mule
  2. City Dump
  3. American Cow
  4. Tie My Pecker to a Tree
  5. Dogs and Cattle Prods
  6. Psychodelic Haze
  7. 99 Bottles of Beer
  8. I Told You I was Crazy
  9. Stump Farmer
  10. In the Army Now
  11. Walter's Lips
  12. Stick 'em up Bitch
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