7.0
- Band: MEMORIAM
- Durata: 00:48:03
- Disponibile dal: 21/06/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Non serve prolungarsi in tediose prefazioni quando l’opera in oggetto è un nuovo album dei Memoriam, al terzo full-length in tre anni per quello che sta diventando a tutti gli effetti un tour de force in netta contrapposizione con il modus operandi dei Bolt Thrower di fine carriera. Il nuovo gruppo di Karl Willetts non si concede pause e sforna un altro lavoro all’insegna del suo consueto death metal made in Britain. Chiaramente, visto il ritmo con cui la band compone e sforna dischi, è difficile aspettarsi chissà quale evoluzione artistica in questa sede, tuttavia i Memoriam di “Requiem For Mankind”, pur tenendo assolutamente fede ai propri distinguibili stilemi originari, danno dimostrazione di essere riusciti ad affinare la propria scrittura e a confezionare quello che è probabilmente la loro prova più curata e ispirata. L’album prende in parte le distanze dalla rozza pesantezza di “The Silent Vigil” e dal disordine emotivo del debut “For The Fallen” per andare ad abbracciare trame più agili e ordinate, mischiando una vena melodica maggiormente sviluppata e inevitabili riferimenti old school death metal per una proposta nella quale la calibrata performance del chitarrista Scott Fairfax riesce a dipingere tante nuove persuasive sfumature. “Shell Shock”, ad esempio, è un opener tanto ritmata quanto epica, che riesce finalmente a ricordare stilemi cari ai Bolt Thrower senza risultare contorta e velleitaria; “Never the Victim” si sviluppa attorno a intarsiature chitarristiche mai così elaborate, mentre “In the Midst of Desolation” e la title track sono midtempo nei quali il quartetto denota una inedita capacità di mantenere elevata la tensione, disegnando un’adeguata colonna sonora per un mondo diviso e sempre più solcato da minacciose ombre. Certo, non tutti i brani hanno del clamoroso, ma, a dispetto di esordi un po’ zoppicanti e di aspettative purtroppo sempre più basse, Willetts e compagni qui riescono a dimostrare di avere qualcosa da dire in termini di creatività e, soprattutto, di possedere energia e passione per farlo al meglio. Non un altro album disordinato, ma una prova coerente, finalmente ben curata sotto vari punti di vista, la quale, sorpassando gli ingombranti raffronti con la nostalgia dei tempi passati, riesce tutto sommato a guardare oltre e a dare senso alla carriera di questa formazione. Era ora.