6.5
- Band: MENTAL CRUELTY
- Durata: 00:48:50
- Disponibile dal: 23/06/2023
- Etichetta:
- Century Media Records
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Tutti i grandi dischi di rottura si riconoscono per aver creato, su diversa scala, un’ondata di formazioni pronti ad entrare abilmente in scia, pescate e plasmate in maniera più o meno evidente dalla label di turno. In questo periodo inoltre è fuori discussione che Century Media stia oggi impegnando parecchie risorse per diventare riferimento della rinnovata scena deathcore, firmando tra gli altri anche i tedeschi Mental Cruelty, che dal 2014 hanno esplorato diverse sfumature del genere che vanno dallo slam/tech-death di “Purgatorium” (2018), per poi semplificare la propria formula in “Inferis” (2019) e tentare vie meno prevedibili nel successivo “A Hill To Die Upon” (2021).
Ascoltando il debutto su Century Media, “Zwielicht”, diventa doveroso interrogarsi su quanto sia spontanea l’ultima evoluzione del gruppo, coincidente con una serie di mosse che fanno alzare il sopracciglio: oltre ad abbracciare improvvisamente il deathcore con influenze sinfoniche, il combo di Karlsruhe si ritrova a sostituire il cantante storico Lucca Schmerler, accusato di cattiva condotta, presentandosi anche con una bella copertina nello stesso stile, la stessa ambientazione e con un personaggio identico (!!!) a quello del celebre EP “…And I Return To Nothingness” dei Lorna Shore.
Ora, per sgombrare il tavolo e chiarire immediatamente la situazione, la band il proprio lavoro lo sa fare, e lo sa fare bene: l’opener “Obsessis a Daemonio” dimostra opulenti arrangiamenti orchestrali insieme a velocità, brutalità, un livello tecnico consistente e pure dei melodici inattesi e molto efficaci. Il disco offre una contaminazione di deathcore e black metal sinfonico ad alti livelli, che si dimostra interessante nei pezzi in cui sono incluse più sfumature differenti e dove le strutture delle canzoni sono più diverse dal solito: parliamo delle atmosferiche “Nordlys” e “The Arrogance of Agony”, ma soprattutto dell’ottima “Symphony of a Dying Star”, pezzo fuori dagli schemi che cattura per un attimo il piglio neoclassico dei Children Of Bodom. Se aggiungiamo la grande versatilità del nuovo vocalist Lukas Nicolai, che si adegua facilmente all’abbondanza di influenze, arrangiamenti e partiture intricate, sembra tutto meraviglioso, ma il rincorrere a tutti i costi i leader del momento rovina nuovamente la situazione. Oltre all’enfasi sui blastbeat in accoppiata alle partiture orchestrali, il disco è infarcito di breakdown che a volte sembrano quasi obbligatori, andando non solo a rendere prevedibile la situazione ma anche, talvolta, a distruggere un’atmosfera creata sapientemente.
Nonostante le ottime qualità messe in luce, quindi, sembra che tutto il talento dei Mental Cruelty sia auto-sabotato dal camuffarsi a tutti i costi come i Lorna Shore, relegando ad episodi le intuizioni migliori del disco (le più originali) e rendendo anche difficile in ultima analisi la valutazione finale. Di sicuro il tempo potrà svelare il vero valore della formazione, per ora questa svolta rimane anche troppo sospetta e, di conseguenza, inefficace.