7.0
- Band: MERCYLESS
- Durata: 00:45:34
- Disponibile dal: 10/07/2016
- Etichetta:
- Kaotoxin Records
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Prosegue la seconda parte della carriera dei Mercyless, tornati al death metal con il comeback-album “Unholy Black Splendor” e oggi di nuovo pronti a giurare fedeltà al metallo della morte con questo “Pathetic Divinity”, altro full-length che si ricollega con prepotenza allo stile dei loro lontani ma apprezzati esordi. Dopo avere fatto un po’ di rodaggio con il succitato album, Max Otero e compagni si ripresentano ancora più compatti e concentrati con questo nuovo lavoro; di certo i Nostri non devono avere sprecato troppo tempo nel valutare che direzione intraprendere e quale suono dare al disco: “Pathetic Divinity” è un chiaro esempio di death metal novantiano, facilmente ascrivibile alla tradizione inaugurata con il mini-classico “Abject Offerings” e portata avanti da opere come “Coloured Funeral” e appunto “Unholy…”. Ascoltando i nuovi pezzi si respira la necessità di Otero di insistere su questa strada e di realizzare un album colmo di potenza e determinazione. “Pathetic Divinity” è un ascolto piacevole in primis perché si muove su terreni conosciuti, ma, al tempo stesso, sa mostrare brio e cura per i dettagli. Come al solito, i primi Pestilence e Death di “Human” sono i termini di paragone più logici per inquadrare la proposta dei francesi, ma lungo la tracklist è facile individuare altri piccoli richiami a realtà importanti e un’atmosfera malsana che innegabilmente affonda le proprie radici nei cosiddetti anni d’oro di questo genere musicale. Dopo tutto, i Mercyless hanno mosso i primi passi addirittura nel 1987 e, prima di compiere alcune scelte assai discutibili a livello di indirizzo di sound, il loro operato è sempre stato molto rispettato nell’underground death metal europeo. Insomma, siamo al cospetto di una formazione esperta, una formazione che – quando vuole – sa come mettere sul piatto brani di notevole caratura, con riff che rimangono in testa e arrangiamenti che mostrano sempre qualche variazione interessante. In questo lotto spicca soprattutto “My Name Is Legion”, episodio che subito appare ispiratissimo e davvero ben studiato, forte di una sequenza di riff e chorus che non stanca e che, anzi, dimostra come il quartetto sia riuscito a rivisitare il suo vecchio stile senza scadere nella banalità o nella ripetitività. Adesso più che mai c’è da augurarsi che i Mercyless continuino su questa strada e sappiano stupire ulteriormente, mostrandoci altre sfaccettature del loro ritorno al death metal.