7.5
- Band: MESARTHIM
- Durata: 00:49:54
- Disponibile dal: 26/05/2023
- Etichetta:
- Avantgarde Music
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Il sistema binario Mesarthim è ormai una luce certa nello spazio, dalle uscite costanti e frequenti e un sound molto riconoscibile e codificato nella sua varietà. In questo nuovo disco sono sempre più forti gli echi krautrock, sponda Popol Vuh, soprattutto nelle tracce più brevi, ma in generale si nota come alla matrice metal si sovrappongano le più disparate influenze dagli anni Settanta e Ottanta.
I synth si conformano principalmente come strati su strati zanzarosi e avvolgenti, su cui si stagliano passaggi di tastiere sempre più electro-pop; i riff di chitarra, pur corposi, vanno in secondo piano, e le sei corde si notano più negli assoli dal gusto molto pinkfloydiano, a confermare la sensazione di un viaggio indietro nel tempo, mentre si punta sempre più avanti nello spazio. Compaiono anche ritmiche drum’n’bass (“Arrival Pt.3”) quando non puramente trance; è il caso di “Arrival Pt.6”, che pure riesce a dare spazio anche ad abbondanti sonorità prog e a barocchismi accattivanti quando le tastiere si trasformano in una sorta di spinetta settecentesca.
Abbiamo poi momenti sontuosi, quasi degni di Vangelis (ad esempio, pur nella sua brevità, “Arrival Pt.4”) e diversi crescendo esaltanti e intensi (“Arrival Pt.5”). Mentre la lunghissima e affascinante suite finale riprende il titolo di un singolo del 2016, aggiornando il numero progressivo e l’approccio, meno psichedelico e più fastoso, con ampi spazi sinfonici e un certo afflato horror.
Se non fosse che, come ci insegna la scienza, il suono non si propaga nel vuoto cosmico, potremmo pensare alla loro musica come alla vibrazione dello spazio profondo: synth eterei che si diffondono in onde infinite, improvvise ritmiche incalzanti a simulare l’espansione dell’Universo, le strazianti e insieme crudamente melodiche grida a ricordarci la continua esplosione o implosione di stelle dalla dimensione incommensurabile. È affascinante peraltro come proprio le linee vocali riescano, in una struttura ormai lontanissima dagli standard del metal estremo, a tenere agganciati i Mesarthim al nostro mondo; forse con un mix di mestiere e furbizia che introietta in maniera personale la lezione di band come Mare Cognitum e Darkspace, ma finché funziona, perché abbandonare la navicella?
Se insomma apprezzavate già il misterioso duo australiano, in “Arrival” troverete la conferma di una band che, pur con un suono iconico e ormai consolidato – per non dire cristallizzato – riesce anche dopo una marea di pubblicazioni a mantenere vivo l’interesse. Per i nuovi ascoltatori, sicuramente un buon punto di partenza per scoprire uno stuzzicante mix di elettronica, atmosfera, space rock e black metal.