6.5
- Band: MESARTHIM
- Durata: 00:38:01
- Disponibile dal: 28/08/2016
- Etichetta:
- Avantgarde Music
- Distributore: Audioglobe
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A questo album manca apparentemente un titolo, ma in realtà quello che leggete più sopra è il codice morse per ‘assenza’ – e quindi tutto torna. Fedeli alle loro derive cosmiche, i Mesarthim affidano a una traslitterazione degna dei programmi della Nasa anche i titoli dei brani, che semplicemente corrispondono ai numeri da uno a sei; coerentemente con questo approccio, e con quanto sentito nei precedenti lavori, il prolifico duo australiano propone nuovamente una sorta di space-opera, se ci passate il termine, dove si riduce ulteriormente la distanza tra i singoli brani, a favore di una fruizione unica e continuativa dell’intero lavoro. Come in una sorta di rivisitazione in chiave di black atmosferico dei Tangerine Dream, infatti, i Nostri propongono cinque suite (più il breve intermezzo strumentale rappresentato dalla quarta traccia) che amplificano ancora di più le peculiari commistioni sentite, in particolare, nel secondo full length “Pillars”. In tal senso, non azzerano completamente la componente di metal estremo, ancora molto decisa nelle strazianti linee vocali e nel tappeto tastieristico, per esempio, del secondo brano; ma ecco che nella già citata traccia strumentale prende decisamente il sopravvento una forte attitudine elettronica, quasi prossima gli esperimenti goa da sempre cari a molti black metallers. Se quindi, in passato, ci avevano donato gustosi ed efficaci segnali d’amore verso la dance hall new wave (ancora riscontrabili nel penultimo brano), continuano le loro esplorazioni senza troppo preoccuparsi, a buona ragione, di una stantia coerenza. E tuttavia, come già scritto in sede di recensione del precedente lavoro, se da una parte anche questo “Absence” (concedeteci una cessione alla leggibilità) si presta a ripetuti ascolti con piacere e dimostra un ottimo gusto negli arrangiamenti, resta ancora piuttosto sospesa una piena direzione musicale. Le derive di cui sopra potrebbero sicuramente far storcere il naso a un certo numero di ascoltatori oltranzisti, ma ribadiamo che rappresentano anche la componente più interessante e personale della loro proposta, che andrebbe ulteriormente amplificata. Coraggio, quindi: o come per i Tangerine Dream citati più sopra, si rischia di finire a pubblicare due album all’anno piacevoli ma indistinguibili persino per i fan più ben disposti.