8.0
- Band: MESHUGGAH
- Durata: 00:58:55
- Disponibile dal: 7/10/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dire Meshuggah significa, da quasi trenta anni ormai, evocare le gesta di una delle band più folli mai viste nell’intero panorama metal, un mostro di precisione chirurgica, un behemoth dall’impatto sonico devastante che ha fatto proprio di questi tratti salienti uno dei propri marchi di fabbrica. Del resto, non è un mistero che la band, al fine di raggiungere un risultato il più robotico ed inumano possibile, sia ricorsa il più delle volte al massimo che la tecnologia, di volta in volta, poteva offrire loro nel raggiungere il loro sadico disegno generale, avvalendosi in studio delle migliori strumentazioni di registrazione possibile e programmando le parti di batteria con una drum machine elaborata e portata al successo dallo stesso Tomas Haake, sfruttando insomma tutti gli stratagemmi possibili per digitalizzare il suono delle loro creature musicali. Cosa potrebbe succedere quindi se improvvisamente i cinque di Umeå decidessero di stravolgere il loro rodato ed inimitabile modus operandi, registrando un album in presa diretta con amplificatori ed effetti ‘reali’? La risposta, naturalmente, si trova racchiusa nelle ermetiche note di “The Violent Sleep Of Reason”, ottavo studio album al seguito dei pluri-acclamati “ObZen” e “Koloss” e vera e propria rivoluzione copernicana per gli sperimentalisti del metal per eccellenza. La fredda perfezione di gran parte della loro discografia deve aver stancato i Meshuggah, che cambiano totalmente oggi approccio alla registrazione in cerca di stimoli nuovi, registrando paradossalmente un album nella maniera più classica possibile! Sbagliereste però, in seguito a queste premesse, ad attendervi un prodotto meno controllato, meno studiato e più impulsivo: siamo al cospetto infatti di qualcosa di ancora tremendamente cerebrale, pianificato, un mosaico impossibile segmentato in milioni di micro-parti che si susseguono secondo regole logiche chiare solo e solamente ai loro creatori, mixate tra loro con una naturalezza ed una organicità che mette i brividi solo a pensarci. Di “Koloss” avevamo apprezzato più di ogni altra cosa la capacità di creare della varietà seguendo comunque un canovaccio costante, un’indole fantasiosa che va oggi ad unirsi ad un interessante innesto creativo, portando originalità tra i solchi del nuovo album. Come affetti da forme geniali di autismo e demenza, sembra che i Nostri riescano ad esprimersi solamente per mezzo di partiture storte, ritmiche frenetiche e sincopate, tempi dispari ed asincroni che nascondono però una qualità nel songwriting davvero allucinante, una fluidità nel passare da un momento ad un altro che risulta piuttosto inedita rispetto al passato. Così come “Clockworks” riesce a far coesistere momenti rocciosi, squarci atmosferici e passaggi oscuri, “Born In Dissonance” cela al suo interno una concezione melodica sbalorditiva, ripresa ed ulteriormente espansa nella hit “MonstroCity”, monolite groove metal inquieto e mutevole tra i migliori dell’intero lotto. “Ivory Tower” altro non è che un vortice inarrestabile che tira verso il basso, mentre “Nostrum”, costruita quasi interamente su un infinito passaggio batteristico, dimostra l’assenza di limiti nell’estro perverso di Haake e di tutti i suoi compagni. L’elemento più stabile, per così dire, rimane l’inalterato timbro vocale di Jens Kidman, che ad esclusione di qualche linea vocale più incalzante, continua a scandire compulsivamente il tempo con le sue metriche monotone e prive di emozioni, alla lunga forse unico piccolo neo rivedibile all’interno del quadro generale. Invece che mostrare dei comprensibili segni di cedimento, i Meshuggah reinventano nuovi metodi esecutivi con cui seminare terrore, operazione trentennale che svolgono con abnegazione e piacere in modi sempre nuovi. Non servirà forse ribadirlo, ma siamo al cospetto di artisti unici, nel loro genere e non solo, e “The Violent Sleep Of Reason” è qui per dimostrarlo con la straripante genialità che da sempre li contraddistingue.