8.0
- Band: MESMUR
- Durata: 00:52:53
- Disponibile dal: 15/09/2017
- Etichetta: Solitude Prod.
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Il gelo dello spazio siderale, la sconfinata immensità del vuoto tra le stelle, la devastante potenza delle nebulose, la forza creativa della singolarità: tutto ciò viene magistralmente espresso dai Mesmur, band internazionale (Stati Uniti, Australia e Italia), guidata dalla mente di Jeremy Lewis ed espressa in synth e chitarre (come nei blackster Dalla Nebbia, in cui compare come Yixja). Il funeral doom che i quattro propongono in questo “S” è un ulteriore passo avanti rispetto all’esordio omonimo, prodotto dall’italiana Code666; se però nel debut era presente una leggera frammentazione, con cambi e passaggi che indebolivano leggermente il sound monolitico del gruppo, ora le singole track si amalgamano in modo perfetto, grazie anche ad un songwriting più omogeneo che incorpora in modo armonico i lavori del synth, tanto che quando questo resta solo con riff di chitarra più ‘ariosi’ e spicca, quindi, in primo piano si ha quasi la sensazione di ascoltare l’equivalente musicale di “The Place Where The Black Stars Hang” di Lustmord. “S” è sicuramente una delle proposte funeral doom più dirompenti di questo 2017, un lavoro che, grazie anche a una produzione impeccabile, rende fruibile il disco anche a chi, normalmente, non è amante di uno dei generi più respingenti della musica metal; il risultato che i quattro musicisti riescono a ottenere, infatti, è stupefacente proprio per la definizione di ogni singolo strumento che risulta distinto, anche se perfettamente amalgamato. Proprio questo aspetto rende il disco appetibile a un pubblico più vasto rispetto ai fan del doom: un pezzo come “Distension” è costruito da melodie ben individuabili, costruzioni sonore che si ergono e crollano tra dissonanze ed il costante uso del synth, la voce (a differenza di quanto spesso accade nel genere) non è relegata al ruolo di semplice strumento, ma esprime e sottolinea, rendendosi più opprimente o più evocativa a seconda della costruzione che i Mesmur, tassello dopo tassello. Le costruzioni armoniche si espandono e trasformano come elio che si converte in carbonio ed erigono una massa come una supergigante rossa, che sembra inglobarci nell’ascolto, investendoci e lacerando il nostro essere a frammenti infinitesimali. Il paragone con i francesi Monolithe verrebbe facile, ma è solo una qualche similitudine nei testi ad accomunare le due band (e un’innegabile somiglianza a certi Esoteric). I Mesumr, però, sono – in un certo senso – meno estremi e forse più facilmente apprezzabili da chi non è avvezzo ai tempi e alle dinamiche del funeral doom. Inoltre la Solitude ha reso disponibile lo stream gratuito, quindi non possiamo che invitarvi all’ascolto di questo disco, certi che saprà catturarvi e ammaliarvi nel suo visionario viaggio tra stelle e nebulose.