MESSA – Feast For Water

Pubblicato il 10/04/2018 da
voto
7.5
  • Band: MESSA
  • Durata: 00:49:29
  • Disponibile dal: 06/04/2018
  • Etichetta:
  • Aural Music
  • Distributore: Audioglobe

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Quando si diventa capaci di irrorare emozioni maestose con un semplice sussurro, una linea di chitarra flebile, dialogando con il silenzio come se esso fosse il proprio unico interlocutore possibile, significa che è accaduto qualcosa di significativo. Se non è più necessario tenere i livelli di rumore costantemente alti e rimbombare frastornanti, se basta accarezzare gli strumenti invece di aggredirli con irruenza, allora l’identità di una formazione si è in parte trasformata, arricchita e rafforzata. Talune caratteristiche i Messa le avevano chiaramente messe in luce già nel primo disco “Belfry”, anche se allora era evidente che vi fossero asperità da smussare e talune lungaggini dovessero trovare diverso sfogo. Ciò è puntualmente accaduto in “Feast For Water”, album che colpisce per una maturità compiuta e una duttilità di azione rara. La fonte mai arida dell’hard rock settantiano e il pullulare negli ultimi anni di fantesche dalla vocalità ombrosa sono ancora lì a ricordarci i primari spunti della formazione di Cittadella. Adesso, però, queste influenze sono meno immediate, il contatto diretto più flebile. Di converso, la personalità del giovane quartetto veneto si è impennata. La magia di “Feast For Water” traspare dal suo galleggiare su piume dark, evocando ovattata tranquillità in un universo candido e solo velatamente cupo; la pacifica, eppure inquieta, narcolessia di “She Knows” non rientra nei canoni del cosiddetto occult rock né in quelli del doom, ne prende spunto al massimo, mettendo nelle condizioni la bravissima Sara di intessere una nenia fuori dal tempo, contornata di poche note e una catartica lentezza. La concatenazione a “Tulsi” fa sfogare l’impetuosità che comunque i Messa serbano ancora nell’animo, anche in questo caso lontana dall’essere una solo precisa riproduzione di schemi altrui; i riff metallici e le cristalline linee soliste mediano in una maniera tutta loro doom e progressive, andando se possibile ancora più indietro nel tempo, a riconciliare con la modernità spunti rock-jazz degli anni ’50-‘60. Una patina vintage spessissima rivelata dall’uso percepibile e non invadente del rhodes piano, ma che si promana anche dalla sinuosità levigata dei fraseggi più dilatati. Sempre in “Tulsi”, l’avvicendarsi di voce e sax nella seconda parte porta a un connubio jazz-cantautorale di classe, staccato da un semplice retaggio hard rock. Le modulazioni vocali evitano accuratamente strilli o invenzioni sopra le righe, la poetica in possesso della singer ha particolare efficacia sui toni soffusi, come quelli di “Leah”; il raggrumarsi delle chitarre ha naturale sfogo in fiumane di suono aperte e vibrani, oniriche cavalcate dai sentimenti ambivalenti, insieme dolci e vigorose. Il gruppo ricama lunghi passaggi costruiti su pochi elementi, dando a ognuno un carattere distintivo: “The Seer” si regge su una manciata di accordi, un inconfondibile tintinnio di piatti e parsimoniose parole, cresce prima sommessamente, quindi si ingigantisce sul finale, monumento di doom caleidoscopico cui non è estraneo un carattere selvaggio e minaccioso. Crooning e dark metal sembrano non essere mai andati così d’accordo, collaborano a evocare scenari nebbiosi, dove l’incanto e le tenebre non hanno confini precisi. Si può infine affermare che il processo di crescita dei Messa sia stato assai accelerato e abbia portato nel giro di due anni a scelte stilistiche nette, estrose e nient’affatto scontate. “Feast For Water” ha dalla sua una profondità di vedute non comune, i suoi autori ne possono andare orgogliosi.

TRACKLIST

  1. Naunet
  2. Snakeskin Drape
  3. Leah
  4. The Seer
  5. She Knows
  6. Tulsi
  7. White Stains
  8. Da Tariki Tariqat
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