7.0
- Band: MESSIAH
- Durata: 00:13:36
- Disponibile dal: 07/08/2020
- Etichetta:
- High Roller Records
Spotify:
Apple Music:
Giudicare una band, in questo caso il suo ritorno sulle scene, basandosi su un solo brano potrebbe essere quantomeno riduttivo; tuttavia, se le avvisaglie dell’imminente nuovo album, “Fracmont”, previsto per il prossimo 11 Settembre (alcuni trailer, più che incoraggianti, sono già online), sono quelle rappresentate dal qui presente “Fatal Grotesque Symbols – Darken Universe”, possiamo metterci comodi e attendere con la giusta adrenalina un comeback marcio, tagliente e dannatamente old-school. Dopo ventisei anni di silenzio discografico (l’ultimo “Underground” risale al 1994) i Messiah sono tornati in azione: annunciata la reunion nel 2018, condita da sparute apparizioni live in giro per l’Europa, il combo di Baar, piccola località svizzera ubicata nel minuscolo cantone di Zugo, ha rimesso in moto la propria macchina putrida e maligna, abbinando quel mix di death e thrash che li aveva portati alla ribalta sul finire degli anni ’80, raggiungendo l’apice realizzativo con “Choir Of Horrors” del 1991 dando così ulteriore lustro ad una scena, quella elvetica, già balzata agli onori della cronaca metal grazie a nomi quali Celtic Frost e Coroner.
Ed è con la stessa line-up dell’album sopra menzionato che i Messiah hanno imbracciato nuovamente le armi, per regalarci una brevissima anteprima di ciò che potremo ascoltare da qui ad un mese. E’ Mr. Brogi a lanciare un riff primordiale, di presa immediata, ad anticipare l’entrata in campo della martellante ripresa ritmica di Steve Karrer e soprattutto dell’ugola putrefatta di Andy Kaina. Il pezzo che dà il titolo all’EP, che però non sarà presente nel nuovo full-length, viaggia su binari di un uptempo senza lasciare spazio a ripensamenti: un vortice sanguinoso che persevera lungo tutti i cinque minuti previsti, costruendo una sorta di linea ipnotica lungo la quale è sempre la melodia indiavolata di Brogi a farla da padrona. A condire il tutto, due versioni riviste di altrettanti brani rilasciati dalla band ad inizio carriera: dal primissimo “Hymn To Abramelin” ecco la pesantissima “Space Invaders”, con Sven Gross dei Fleshcrawl nelle vesti di special guest; da “Extreme Cold Weather” è Chrigel Glanzmann degli Eluveitie ad accompagnare Kaina nella riproposizione della stessa titletrack. Tre squilli in attesa del botto definitivo? I prodromi ci sono tutti; non ci resta che attendere.