7.5
- Band: METAL CHURCH
- Durata: 00:49:10
- Disponibile dal: 26/05/2023
- Etichetta:
- Rat Pak Records
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Non è stato facile approcciarsi al nuovo lavoro in studio degli iconici heavy metaller statunitensi Metal Church, considerando le recenti vicissitudini e il fatto che parliamo di una band non propriamente estranea ai lutti: basti pensare che entrambi i loro due cantanti più importanti e rappresentativi sono venuti prematuramente a mancare in circostanze a dir poco drammatiche, seppur in due periodi relativamente distanti, e purtroppo non sono stati gli unici. Infatti, dopo la scomparsa di David Wayne nell’ormai lontano 2005 e di Mike Howe appena due anni fa, recentemente è toccato anche all’apprezzato ex batterista Kirk Arrington, il cui stile esecutivo ha caratterizzato i primi, fantastici album ad opera di una delle line-up più seminali del metal americano.
Ad oggi l’unico membro originale rimasto è il chitarrista Kurdt Vanderhoof, affiancato da un combo di musicisti entrati a far parte della ‘chiesa del metallo’ solo durante gli anni 2000, incluso l’ultimo ingresso dietro al microfono Marc Lopes, forte di una carriera di tutto rispetto all’interno di formazioni come i Meliah Rage o il progetto solista di Ross The Boss. La posta in gioco per lui è invero piuttosto alta, considerando che si ritrova a dover raccogliere un’eredità alquanto pesante, anche considerando che chi lo ha preceduto ha lasciato questo mondo relativamente poco tempo dopo essere rientrato in pianta stabile in una line-up che, già a suo tempo, aveva contribuito ad elevare.
In tutto questo è bene non dimenticare che, perlomeno da dopo l’apprezzato “Hanging In The Balance” datato 1993, la carriera dei Metal Church non è più riuscita a brillare della medesima luce, anche per via di album più o meno gradevoli, ma molto lontani dall’eccellenza: pochi pezzi con un songwriting vincente, tanto mestiere e un livello troppo basso di aggressività.
Fortunatamente, siamo entusiasti di dire che questa volta le cose sono andate diversamente, complice anche la rabbia che ha pervaso i Nostri nel periodo recente, spingendoli a riversare tutto sui propri strumenti e all’interno di un songwriting che non lesina sulle proverbiali mazzate. Certo, se messo a paragone coi primi cinque lavori in studio anche questo “Congregation Of Annihilation” tende a uscirne con le proverbiali ossa rotte, ma non prima aver messo a segno qualche colpo davvero ben assestato e doloroso, in particolare per gli amanti della componente più speed, in quanto era davvero parecchio tempo che non sentivamo dei Metal Church così arrabbiati e sopra le righe.
L’iniziale “Another Judgment Day”, la successiva title-track e il singolo “Pick A God And Prey” ci prendono a schiaffi come nessun trittico iniziale di un’opera marchiata Metal Church ha fatto nel corso degli ultimi vent’anni: un trittico maiuscolo di brani heavy metal da headbanging sfrenato, in cui riff massicci si abbinano a una sezione ritmica ferale ad alta velocità, nonché ad una interpretazione vocale perfettamente inserita nel contesto a riempirci il cuore di gioia.
Proseguendo con la tracklist si intravede qui e là qualche leggero calo di intensità e ispirazione, come ad esempio una più lenta “Me The Nothing” un po’ troppo scolastica, e ben due bonus track, di cui una tutto sommato evitabile come “My Favorite Sin”, ma nelle fasi più adrenaliniche l’intero album si mantiene su livelli di coinvolgimento e fomento davvero alti: in particolare l’accoppiata “These Violent Thrills”/”All That We Destroy” sfoggia un delizioso retrogusto thrash anni ’80, per la gioia di chi apprezza la possibilità di gettarsi in un moshpit, in barba a chi dice che con l’heavy metal classico non si può pogare. Carina inoltre la cura per alcuni dettagli minimi, come la collocazione del pezzo “Say A Prayer With 7 Bullets” proprio alla posizione numero sette della tracklist.
Personalmente non fatichiamo ad ammettere che si tratti del miglior lavoro dei Metal Church dai tempi del ritorno a fine anni ’90, con una fortissima carica emotiva e una rabbia palpabile in ogni composizione, scaturita da un tormento alimentato dai numerosi lutti e dai recenti avvenimenti su scala globale (basta leggere i testi per cogliere più di un riferimento). A questo punto vogliamo augurarci che un eventuale seguito possa proseguire su questa linea, ma per ora ci limitiamo ad attendere di poter tastare i nuovi pezzi (e il nuovo frontman) in sede live nei prossimi mesi.