METAL CHURCH – Damned If You Do

Pubblicato il 19/12/2018 da
voto
7.0
  • Band: METAL CHURCH
  • Durata: 00:45:13
  • Disponibile dal: 07/12/2018
  • Etichetta:
  • Rat Pak Records
  • Distributore: Audioglobe

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Non si può certo dire che l’undicesimo album in studio degli americani Metal Church, uscito appena due anni fa e intitolato semplicemente “XI”, sia da annoverare tra le migliori produzioni ad opera dell’iconica band capitanata dal chitarrista Kurdt Vanderhoof. Ciò nonostante, al momento della sua uscita, il suddetto album venne visto come una vera e propria manna dal cielo per svariati motivi: partendo dal netto miglioramento rispetto al fallimentare e dimenticabile “Generation Nothing”, fino ad arrivare al tanto atteso ritorno in formazione del vocalist Mike Howe, etichettato da ben più di un estimatore come il più iconico tra tutti i cantanti più o meno talentuosi ad aver avuto la fortuna di militare in una delle band maggiormente rappresentative dell’heavy metal statunitense.
Casualmente, è proprio con una trovata del sopracitato frontman che si apre la iniziale title-track del nuovo e fiammante album “Damned If You Do”: da buon praticante di yoga, ha infatti evidentemente ritenuto che l’utilizzo di un certo tipo di canto, notoriamente tipico della pratica in questione, potesse essere adeguato al compito di introdurre l’ascoltatore alle atmosfere rappresentate nell’album. Effettivamente, per quanto bizzarra, la scelta non stona affatto, anche se dalla title-track, nonché opener, di un disco heavy metal da noi piuttosto atteso, ci saremmo aspettati qualcosa in più, trattandosi di un brano essenziale e cantabile, ma poco provvisto di quella grinta che ci si aspetterebbe dagli attimi iniziali di un lavoro di questo tipo. Discorso simile anche per la oscura “The Black Things”, provvista di un guitar work anche troppo semplice e sorretta principalmente dalle linee vocali ad opera dello stesso Mike Howe. Quest’ultimo si conferma il vero protagonista dell’intero lavoro, soprattutto nei momenti in cui questo finalmente sembra decollare, come in concomitanza della arrabbiatissima “By The Numbers” e della melodica “Revolution Underway”, in cui il songwriting finalmente pare raggiungere delle vette vicine al grande nome dei Metal Church, anche se un po’ di pesantezza sonora in più avrebbe aiutato a fornire quella botta che non dovrebbe mai mancare all’interno di certe produzioni. Con “Guillottine”, “Rot Away” e “Into The Fold” questo discorso vale più che mai, considerando il tiro generale che stimolerebbe l’headbanging pressoché a chiunque, ma leggermente penalizzato da dei suoni non sufficientemente massicci ed incisivi. La cadenzata “Monkey Finger” precede un’ultima accoppiata in cui l’album sembra quasi toccare il proprio apice: “Out Of Balance” è probabilmente l’estratto più riuscito e fomentante dell’intero lavoro, mentre la conclusiva “The War Electric” incarna perfettamente l’essenza del brano heavy metal da proporre dal vivo, nel momento in cui si vuole letteralmente scuotere il terreno a suon di sfuriate vocali e ritmi serrati; possibilmente tagliando il riff, decisamente trito alla lunga, che occupa interamente il finale in dissolvenza della canzone e dell’intero disco.
Giunti a questo punto, è innegabile che in questo “Damned If You Do” non sia propriamente tutto rose e fiori: la produzione è in parte da rivedere e il songwriting generale si presenta sempre su livelli discreti, ma solo in alcuni momenti isolati riesce a elevarsi ad un livello più o meno equiparabile a quello cui la stessa band ci ha abituato in passato, anche se un Mike Howe così in forma non lo si sentiva da tempo, il che è più che sufficiente ad aggiungere almeno mezzo punto al voto definitivo. Sicuramente si tratta di un lavoro che si dividerà tra chi lo reputerà un prodotto mediocre e trascurabile, e chi invece, come noi, lo promuoverà ritenendolo un degno dodicesimo full-length estratto da sotto l’altare della cosiddetta ‘chiesa del metallo’, seppur caratterizzato da un evidente numero di alti e di bassi che, con un po’ di lavoro in più, sarebbe forse stato possibile arginare. Come si suol dire: bene, ma non benissimo!

TRACKLIST

  1. Damned If You Do
  2. The Black Things
  3. By The Numbers
  4. Revolution Underway
  5. Guillottine
  6. Rot Away
  7. Into The Fold
  8. Monkey Finger
  9. Out Of Balance
  10. The War Electric
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