7.0
- Band: METAL CHURCH
- Durata: 01:17:41
- Disponibile dal: 10/04/2020
- Etichetta:
- Reaper Entertainment
- Distributore: Universal
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Sebbene la presentazione possa far pensare ad un nuovo full-length ufficiale ad opera dei veterani statunitensi Metal Church, anche grazie ad una copertina degna del videogioco “Fallout” (in linea col periodo che stiamo vivendo), questo “From The Vault” rappresenta in realtà una sorta di compilation relativamente atipica, la cui tracklist si potrebbe dividere in quattro tronconi ben distinti: di questi, il primo è senza ombra di dubbio il più interessante per tutti i fan più o meno nostalgici, in quanto composto da ben quattro brani registrati nuovamente (di cui tre inediti), affiancati dalla riproposizione della apprezzata “Conductor”, originariamente presente sull’album “Hanging In The Balance” del 1993, sempre con Mike Howe in veste di cantante. L’opener “Dead On The Vine” rende perfettamente giustizia al nome storico della band in questione, trattandosi di una deliziosa fucilata heavy metal di quattro minuti, perfetta per l’headbanging e valorizzata da una componente strumentale affilata e impattante, compreso il lungo assolo di chitarre; e similmente anche “For No Reason” e “Above The Madness” centrano il bersaglio, seppur grazie ad un andamento parzialmente meno serrato, ma ugualmente accattivante ed efficace in termini di intrattenimento ed esaltazione.
La parte successiva vuole essere qualcosa di simile ad un b-side del recente album “Damn If You Do”, ed esattamente come quest’ultimo le cinque tracce in questione si lasciano ascoltare, ma non sorprendono più di tanto per efficacia ed ispirazione del songwriting: una “Mind Thief” e una “Tell Lie Vision” rockeggianti e danzabili, una “False Flag” derivativa come poche altre, una piacevole “Insta Mental” completamente strumentale e, per finire, la ballad acustica “432hz”, anch’essa sprovvista di parti vocali.
Risolleviamoci da un secondo atto decisamente più fiacco del primo con tre gradevoli cover di altrettanti inni del rock anni ’70, e siamo entusiasti di notare che non sono state fatte delle scelte inflazionate e note a tutti, ma si tratta bensì di proposte di culto e ancora oggi sconosciute a molti ascoltatori, soprattutto tra quelli ancora giovani: a partire da “Please Don’t Judas Me” dei Nazareth, passando per “Green Eyed Lady” dei Sugarloaf e toccando l’apice con la divertentissima “Black Betty” dei Ram Jam. Davvero fighe e ben realizzate, secondo il nostro gusto personale.
La versione da noi ascoltata termina con un’ultima sezione in cui a spiccare è, senza dubbio, la versione live di “Fake Healer” con la partecipazione del sontuoso vocalist Todd La Torre (Queensryche, ex Crimson Glory), seguita da una registrazione recente di “Badlands” e dalle bonus track del penultimo lavoro “XI”, ovvero “The Enemy Mind” e “The Coward”, che molti di voi avranno già ascoltato ai tempi dell’uscita.
Insomma, un’operazione costellata da alti e bassi, ma che riesce fortunatamente a proporre abbastanza carne al fuoco da meritarsi una promozione, e nemmeno con così tanta fatica. Sicuramente ci sono diversi minuti su cui si può tranquillamente passare avanti, una volta inserito il disco nel lettore, ma tutto sommato c’è di che divertirsi; in attesa della prossima fatica della chiesa del metallo, un’oretta così la si trascorre volentieri.