8.0
- Band: MIDNIGHT ODYSSEY
- Durata: 01:42:36
- Disponibile dal: 19/03/2021
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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Figura schiva e mitologica, Dis Pater sta dando un contributo importante alle sonorità immaginifiche e d’atmosfera, superando vincoli stilistici da lui stesso involontariamente istituiti con la corposa discografia di Midnight Odyssey. Il polistrumentista australiano approda al secondo capitolo della trilogia dedicata alla luminescenza, “Biolume”. Il costrutto filosofico della seconda parte è quello di, prendendo spunto dalle parole del suo autore, “confrontarsi con la luce e farsi abbracciare completamente da essa”: nel compiere questo passo, le canzoni del nuovo album riprendono ad espandersi per durate extralarge e tempi infiniti, come accadeva fino a “Shards Of Silver Fade”. Se questo dato potrebbe far pensare a un parziale cambio di rotta in confronto alla relativa orecchiabilità e facilità di ascolto di “Biolume Part 1 – In Tartarean Chains”, ecco che la dimensione sonora va in realtà a definire nuovi scenari che hanno molto in comune con la prima parte della trilogia. Difatti, Dis Pater sta ricontestualizzando la sua creatura secondo canoni che con il black metal non hanno molto a che spartire. Come dichiarato nelle note di presentazione e come avviene puntualmente nel corso del disco, ci si affaccia all’epicità somma e gloriosa di Scald, Solstice inglesi e Bathory. Ed è in particolare con la band di Quorthon e i leggendari “Hammerheart”, “Twilight Of The Gods” e “Blood On Ice” che si salda un legame d’acciaio.
I synth di Dis Pater si rivelano uno strumento ideale per evocare la magia, la solennità, l’ascesi spirituale. I tappeti sonori delineati dalle tastiere, assieme a ricami e dorature già riscontrate in passato, vanno questa volta a comprendere suoni medievali, corna da battaglia, un miscuglio che sa di arcano e irrealtà, unendo suggestioni dungeon-synth e musica cerimoniale. Le chitarre in un simile contesto agiscono più da sfondo e commento, mettendosi al servizio delle sortite tastieristiche. Intrecci di fascino regale e traboccanti pathos, quelli risultanti dal connubio tra un chitarrismo sottile e poco invadente e la vastità espressiva dei synth. Le atmosfere si possono accendere di pomposità, dilatarsi nel misticismo, indulgere nell’enfasi e nella dissertazione di raffinati concetti, presentare talvolta vibrante urgenza, in un andirivieni di costrutti sonori quasi di impronta sinfonica. All’altezza di una tale consapevole ricchezza nelle strutture e negli arrangiamenti, la voce di Dis Pater mostra un’ulteriore crescita e coraggio nell’affrontare le tante sfumature emotive richieste dai brani. Poche le increspature della sua voce, verso un emisfero estremo in questo momento poco funzionale alle sue idee, mentre il grosso delle linee vocali si porta verso l’epic metal più impalpabile e avvolto dall’estasi.
La magniloquenza nella quale si distende la musica di Midnight Odyssey non travalica mai nell’eccesso e il senso di meraviglia subito percepito nelle prime note di “Biolume Part 2 – The Golden Orb” persiste e si amplifica col passare dei minuti. Per quanto non sia un’uscita adatta a tutti i palati, il nuovo lavoro di Midnight Odyssey ha dalla sua un potente magnetismo e cadenze ritmiche spesso trascinanti, che non cedono alla facile tentazione di allungarsi in un autoindulgente minimalismo. Andare nel dettaglio delle singole tracce sarebbe verboso e fin troppo maniacale, considerata l’abbondanza di contenuti del disco. Volendo avere un sunto delle idee riversate da Dis Pater qua dentro, si può far riferimento all’opulenta traccia di apertura, “Dawn-Bringer”, pinnacolo di epicità moderna, e al suo contraltare di delicatezza e incanto, musica medievale di tocco fatato, rappresentato da “Aurora Burning”. La magnificenza dell’operato di Dis Pater non conosce flessioni, dando piuttosto vita a un altro album di eccellente fattura.