7.0
- Band: MIDNIGHT ODYSSEY
- Durata: 03:00:46
- Disponibile dal: 15/07/2022
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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Lavora alacremente su più fronti, Dis Pater, il personaggio dietro la one-man band Midnight Odyssey. Mentre è in corso di svolgimento la trilogia “Biolume”, giunta finora al secondo capitolo, parallelamente va avanti anche un percorso di ricerca che col metal c’entra nulla. Sempre sotto il marchio Midnight Odyssey, il musicista australiano dal 2020 dà sfogo pienamente all’ariosità ambient, di impronta sci-fi e ispirata alle colonne sonore dei film di fantascienza settantiani. Ora i primi due capitoli di questo filone, editi in precedenza solo su Bandcamp, vengono riuniti in un’unica uscita assieme al terzo disco inedito, “Echoes Of The Thalassic Deep”, a formare tutti insieme un gigantesco triplo album denominato “Echoes Of A Celestial Ruin”. Tre ore di musica, composizioni sempre a cavallo od oltre il quarto d’ora, solo tastiere, interamente strumentale; ce ne sono di fattori cruciali, per rendere questa pubblicazione particolarmente ostica. E lo è davvero, fino in fondo e senza concessioni. In pratica, Dis Pater ha preso il lato più atmosferico e dilatato del suono di Midnight Odyssey, gli ha tolto qualsiasi connotazione metal e ha lasciato le tastiere e l’effettistica liberi di volare verso l’impalpabilità. Pensate per descrivere uno stato di decadenza, di progressivo ammaloramento, di rovina del mondo – in questo, la realtà dei nostri giorni e lo sguardo al cosmo si mischiano in un’alchimia concettuale unica – le diverse tracce seguono alcuni temi sonori centrali, per ricamarci sopra con costanza, ondivaghe, donando rari elementi di facile fruizione all’ascoltatore.
Accomunati da tempi super dilatati, minimalismo, ariosità e setosità dei suoni, i tre dischi hanno ciascuno un loro umore prevalente, per quanto non vi siano differenze così nette e trancianti a distaccare i contenuti dell’uno e dell’altro. “Ruins Of A Celestial Fire” ha un’aurea più serena dei capitoli successivi, i toni sono relativamente luminosi, il girovagare delle tastiere ha moti circolari, lunghi loop che si distendono per l’ampia durata delle singole tracce. “Ashes From A Terrestrial Fall” scurisce lievemente i colori, presentando un andamento progressivo dei movimenti tastieristici; vi sono dei moderati crescendo, punteggiature che vivacizzano un poco il discorso, la creazione di moderati climax e una sensazione più marcata di stare ascoltando una colonna sonora. Un pizzico di grandeur si fa episodicamente strada, a farci intuire il passaggio verso spazi interstellari ancora più remoti e la descrizione di accadimenti più complessi e variegati. Con “Echoes Of The Thalassic Deep” si sprofonda nell’oceano, verso abissi lontani dalla terra e dalla vita sopra la superficie del mare. Qui si è lontani da tutto e tutti, la musica indugia, si ferma riflessiva, portando al raccoglimento. Lunghe sinfonie acquose si susseguono indolenti, rappresentando un mondo ormai privo di vita, mortuario: il commento sonoro è lieve, non è portatore di alcuna drammatizzazione, si dipana dolcemente dolente, un velo di malinconia fine e quasi rasserenante.
La fruizione di simile triplo album è ardua e per forza di cose destinata a un pubblico di nicchia, tuttavia anche nel suo essere così estremo, per lunghezza e impronta stilistica, “Echoes Of A Celestial Ruin” offre un ottimo spaccato della creatività di Dis Pater, confermando, se ce ne fosse bisogno, la sua capacità di stimolare l’immaginazione e rappresentare nelle nostre teste scenari fantastici di diversa derivazione.