![](https://metalitalia.com/wp-content/uploads/2015/08/Midnight-Odyssey-Shards-Of-Silver-Fade-2015.jpg)
8.0
- Band: MIDNIGHT ODYSSEY
- Durata: 02:22:38
- Disponibile dal: 08/06/2015
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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A detta di Dis Pater, unica mente compositiva di questa one-man band australiana, se questo “Shards Of Silver Fade” fosse l’ultimo lavoro del suo gruppo, sarebbe sicuramente un disco di cui andrebbe fiero, in quanto in esso sono racchiusi sia tutti gli elementi peculiari del suo progetto solista che la miglior musica che sia riuscito a scrivere. Non sappiamo se questa dichiarazione sia un annuncio di un imminente scioglimento oppure una semplice boutade, ma di fatto questo, che è il secondo full length di questa realtà, è certamente un’opera matura e di indiscusso valore artistico e certamente è un platter molto interessante in questo anno già ricco di uscite discografiche meritevoli di attenzione. Parliamo di un black metal molto lento e con atmosfere ambient e depressive. Non aspettatevi un’alternativa agli Altar Of Plagues o Downfall Of Gaia; provate piuttosto ad immaginare cosa ne uscirebbe se a uno di questi gruppi venisse la fissazione per le parti orchestrali, le tematiche spaziali e decidessero di suonare qualcosa che per atmosfera e cadenza funerea ed allungata e chorus decadenti potrebbe strizzare l’occhio a Shape Of Despair o Skepticism, aggiungete poi tonnellate su tonnellate di tastiere, voci filtrate, allungate ulteriormente a dismisura la durata dei brani, portandoli quasi all’esasperazione e potreste avere un’idea ancora approssimativa di come potrebbe suonare questo platter. Se questa descrizione vi ha stuzzicato allora accettate anche un altro consiglio: prendetevi un paio d’ore di tempo, mettetevi comodi e preparatevi ad un viaggio nella galassia dei Midnight Odyssey, immergetevi gradualmente nelle loro composizioni, fatevi cullare dalle loro lunghissime introduzioni e tenetevi pronti ad una velocità di crociera lenta e costante, dove però la noia non farà la sua comparsa nemmeno da lontano nonostante la durata complessiva di oltre due ore (!) di musica. Se non avete però così tanto tempo libero per ascoltarvi un disco con attenzione, niente paura: l’album è diviso in due capitoli separati e fruibili tranquillamente in maniera separata. Il primo di questi due dischi diciamo che si distingue dal secondo in quanto più ricco di atmosfere ambient, mentre nel secondo le composizioni assumono i connotati di vere e proprie canzoni e, sebbene il minutaggio sia sempre molto lungo, si distinguono chorus molto toccanti e strofe dall’acre gusto black. Sapiente ed assolutamente azzeccata è la produzione, l’uso dei suoni è certamente uno dei punti di forza di questo/i disco/i. Le chitarre hanno una distorsione tipicamente black metal, e il suono non sarà propriamente ‘zanzaroso’ ma comunque è sufficientemente credibile da portarci alla mente in qualche frangente un disco come “A Blaze In The Northern Sky” dei Darkthrone. Ovviamente è doveroso precisare che stiamo parlando del suono, le trame chitarristiche infatti sono molto meno taglienti e frenetiche e si punta quasi esclusivamente sull’uso di singole lunghissime pennate piuttosto che su veri e propri riff dato che a tessere le melodie ci pensano le tastiere insieme alle bellissime parti vocali, vere e proprie protagoniste del platter. L’utilizzo di tastiere e synth (unite ad un suono campionato della batteria) ricorda alla lontano un po’ i vari Dimmu Borgir e Cradle Of Filth ma soprattutto gli Emperor nei molti momenti orchestrali, e un po’ invece le atmosfere sinistre e lugubri dei Limbonic Art. Un brano come “Asleep In The Fire”, traccia di apertura del secondo disco, è forse il brano che meglio ci ha spalancato le porte nell’universo parallelo dei Midnight Odyssey, con i suoi lunghi intermezzi, le sue grandiose ed abbaglianti aperture, i momenti piu crepuscolari ed introspettivi, i riff graffianti, le scream vocals, i bellissimi chorus… Ma una volta addentrati in questa particolare dimensione, vi assicuriamo che farete fatica ad uscirne indenni. Già perché uno degli effetti collaterali di “Shards Of Silver Fade” è che estranea completamente l’ascoltatore da qualsiasi interferenza esterna, lo stordisce facendo viaggiare la sua mente verso galassie lontane e sconosciute. Non sappiamo se questo disco sarà il canto del cigno di Dis Pater, ovviamente ci auguriamo di no poichè sarebbe una brutta perdita per il panorama musicale. Ma guardando più nell’immediato, peggio ancora sarebbe ignorare completamente questa uscita che, nel suo genere – ma non solo – assume i connotati di un bel gioiellino.