7.0
- Band: MINISTRY
- Durata: 00:55:53
- Disponibile dal: 17/09/2007
- Etichetta:
- 13th Planet Records
- Distributore: Audioglobe
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E così è davvero finita. Dopo più di venticinque anni di innovazioni, terrorismo sonoro, crisi violente, dipendenza da eroina e scudisciate politiche Al Jourgensen ha deciso di mettere fine alla carriera di una delle band più innovative e seminali degli ultimi anni. La decisione di concludere l’avventura dei Ministry, a detta del leader, è dovuta al fatto che la maggiore fonte di ispirazione della band, il presidente George W. Bush, è in scadenza di mandato e quindi verrebbe a mancare lo stimolo per produrre musica (e liriche) di qualità. In attesa dell’epitaffio ufficiale, ovverosia l’album di cover previsto per il prossimo anno, i Ministry danno alla luce questo “The Last Sucker”, ultimo atto della trilogia anti-Bush iniziata benissimo con “Houses Of The Molè” e proseguita meno bene con “Rio Grande Blood”. La direzione musicale intrapresa negli ultimi anni rimane la stessa, ovverosia un thrash metal cibernetico e violento, forte di un’attitudine punk e di una carica oscura e distruttiva, senza dimenticare la forte componente industrial, da sempre marchio di fabbrica della band. I fan adoreranno brani quali “Let’s Go” e “Watch Yourself”, vero e proprio manifesto di ciò che sono i Ministry di fine carriera, ma il sottoscritto non può non esaltarsi davanti a “Die In A Crash”, devastante punk song con il sommo Burton C. Bell alla voce. Rimangono da segnalare inoltre la terremotante “The Dick Song”, pesantissima e con chitarra accordata bassa a rendere il tutto più moderno e la cover del classico doorsiano “Roadhouse Blues”, ovviamente rivisitato secondo i canoni cari a Jourgensen che, sotto sotto, ha sempre nascosto un’animaccia blues. Ecco, rimane poco altro da dire: l’album si lascia ascoltare, ma da un ultimo atto ci si aspetta sempre qualcosa di più e di meglio. Ci auguriamo che Al Jourgensen trovi nuovi stimoli per nuovi progetti, ma ci permettiamo di fargli presente che non importa se il nuovo presidente sarà Gore, la Clinton, Obama, McCain, Cheney o chi altri: i motivi per recriminare contro colui che diventerà di fatto l’imperatore del mondo ci sono e ci saranno sempre: basta sapere guardare caro Al.