8.0
- Band: MISERY INDEX
- Durata: 00:36:02
- Disponibile dal: 08/03/2019
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Quasi cinque anni dopo il bolso “The Killing Gods”, disco oggi da intendersi come parentesi riflessiva all’interno di un repertorio da sempre votato alla rapidità e al furore, il nuovo “Rituals of Power” va a recuperare quell’urgenza vecchio marchio di fabbrica dei Misery Index, provando al contempo a smarcarsi dallo scontato destino circolare di chi è condannato a rimanere immobile per riproporre se stesso all’infinito. Ed ecco allora che la musica della death-grind band statunitense diventa scattante e raffinata allo stesso tempo, basata su brani che sembrano registrati senza troppi indugi, ma che ciononostante riescono a sfoderare puntualmente interessanti intuizioni melodiche. Qui ci sono sia anthem come “New Salem” o “Hammering the Nails”, con quegli stop’n’go da pogo immediato e quei chorus da urlare al momento riecheggianti vecchie hit come “The Great Depression” o “The Carrion Call”, così come tracce un filo più strutturate che nel loro insieme vanno a comporre un quadro unitario su una dimensione emotiva visibilmente amara e drammatica, raccordandosi con il ritmo scandito dalla triste deriva dei nostri tempi. In questo senso, “Rituals of Power” è forse il lavoro più completo e sfaccettato che i Misery Index abbiano dato alle stampe; ne è un chiaro esempio la title track, canzone attraversata da una naturale obliquità: fresca e dirompente nell’incipit, lenta e disperata nel finale. Il pezzo che ci si aspetta dalla band a questo punto della sua carriera, destinato a diventare un inno da cantare con il suo crescendo che fa esplodere il cuore. “Rituals…” dimostra come maturare o diventare adulti non significhi per forza rallentare o allungare il brodo: in questi brani, il quartetto è riuscito ad abbracciare l’oscurità accennata su “The Killing Gods” e a farla diventare parte del suo tipico sound impetuoso e delle sue strutture concise e graffianti.
Questa volta l’affiatato sodalizio Netherton / Jarvis / Kloeppel / Morris non tradisce quindi le aspettative, consegnandoci un lavoro che non si distacca, per contenuti e atmosfere, dalle opere di successo di inizio secolo, ma che al contempo riesce a mettere in mostra un’ispirazione ritrovata. Per qualcuno il tutto potrà suonare retrò, per altri magari si tratterà di una novità. Di certo, una performance senza sbavature da parte di un gruppo di musicisti ormai espertissimo e che ha di nuove le idee davvero chiare. Ben ritrovati, Misery Index.