MISS MAY I – Rise Of The Lion

Pubblicato il 04/06/2014 da
voto
7.0
  • Band: MISS MAY I
  • Durata: 00:36:00
  • Disponibile dal: 25/04/2014
  • Etichetta:
  • Rise Records

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Piccoli leoncini crescono. Con la puntualità tipica dei fabbri ferrai del metalcore – un disco ogni due anni – tornano alla carica con il loro quarto full-length i Miss May I, tra le formazioni di punta dell’ultima nidiata allevata da As I Lay Dying, Killswitch Engage e Unearth. Dopo un paio di uscite discrete ma non eccelse (“Monuments”, del 2010, e “At Heart” del 2012), la formazione dell’Ohio sembra pronta con “Rise Of The Lion” a spiccare il volo, confezionando un disco che ha tutte le carte in regola per compiacere non solo i fan della band – omaggiati dalla cover ai testi, ispirati dalla corrispondenza epistolare con i fan stessi – ma anche gli appassionati di queste sonorità, in attesa di vedere come si muoveranno gli ex-compagni del neo-condannato Lambesis. Potente e diretto come il genere richiede, grazie anche al lavoro di un certo Terry Date dietro alla console, l’album parte subito forte con “Refuse To Believe”, secondo una formula compositiva che più classica non si può (palm muting pestone, drumming triggerato, strofa in scream + ritornello in clean, e un po’ di breakdown) ma resa comunque in maniera abbastanza riconoscibile, grazie soprattutto all’efficace alternanza delle due voci dietro il microfono. A dispetto dei proclami entusiastici della vigilia – ‘Non ci saranno due canzoni uguali tra di loro’ – il resto della tracklist si muove su coordinate più o meno analoghe, alternando brani più catchy (“Gone”, “Echoes”, “Tangled Tongues”) ad altri più tirati (“Hero With No Name”, “Saints, Sinners, And Greats”), in un tira-molla che riserva un numero di scapocciate inversamente proporzionale al numero di candeline spente all’ultimo compleanno. Poca inventiva e tanto mestiere, sotto forma di potenza melodica: suonare metalcore nel 2014 vuol dire anche e soprattutto questo, e i Miss May I lo fanno tutto sommato meglio di tanti altri, evitando inutili excursus negli anni ’80, e fermando invece la loro macchina del tempo a “Reroute To Remain”. Bene così.

TRACKLIST

  1. Refuse To Believe
  2. Lunatik
  3. Gone
  4. Echoes
  5. You Want Me
  6. Tangled Tongues
  7. Hero With No Name
  8. Darker Days
  9. The End Of Me
  10. Saints, Sinners, And Greats
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