6.5
- Band: MISTER MISERY
- Durata: 00:47:20
- Disponibile dal: 02/08/2024
- Etichetta:
- AFM Records
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Dopo essere stati scaricati dalla Arising Empire i Mistery Misery si ripresentano ai blocchi di partenza forti di un nuovo contratto con la meno prestigiosa AFM Records, terza etichetta nel giro di tre album. La versatilità sembra limitarsi tuttavia agli aspetti contrattuali, dato che per il resto la proposta del quartetto svedese resta grossomodo in linea con il passato, confermando dal punto di vista musicale e scenografico l’aderenza ai canoni del glam-core a tinte dark ben esemplificato dai Black Veil Brides.
L’inizio, con la promettente “Root Of All Evil”, per la verità ricorda più l’horror metal(core) cinematografico degli Ice Nine Kills, mentre le varie “Erzsébet (The Countess)”, “Eye Of The Storm” (parente dei Bullet For My Valentine fin dal titolo) o “Hand Of Death” si collocano come un riuscito mix tra la band di Spencer Ink e le spose dal velo nero, anche se ad ascolto terminato risultano memorabili come una pubblicità di YouTube.
A convincere meno è la componente più teatrale, che pure dovrebbe rappresentare il tratto distintivo: tra versioni annacquate dei Cradle Of Filth (“Crooked Man”), climax apocalittici privi di particolare pathos (“Doomsday Clock”) e atmosfere gotiche da Tim Burton seriale (“Dark Legacy”), il divertimento è inversamente proporzionale al numero di candeline sulla carta d’identità di chi ascolta.
Nondimeno va detto che, quando azzeccano il ritornello come in “Survival Of The Sickest” o “Until The End”, Harley Vendetta e soci sanno far muovere anche i piedini più attempati, così come l’assalto alla baionetta in stile Trivium (“Haters”) o le sfaccetttature di “Sinner Or Saint” (vicina all’undustrial core dei Motionless In White) alzano la media finale. In un’epoca in cui il Corvo è impersonato da Bill Skarsgård e Tim Burton è sul libro paga di Netflix per “Mercoledì”, c’è spazio anche per l’horror metal dei Mister Misery.