MIZMOR & THOU – Myopia

Pubblicato il 18/08/2022 da
voto
8.0
  • Band: MIZMOR , THOU
  • Durata: 01:13:00
  • Disponibile dal: 22/04/2022
  • Etichetta:
  • Gilead Media

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Avevamo lasciato A.L.N., il polistrumentista dietro il progetto Mizmor, in versione minore e un po’ involuta, con il debole “Wit’s End”, ultima sua uscita ‘in proprio’, senza collaborazioni con altri artisti. Una pubblicazione miscelante il caratteristico, torvo, black-doom iper-depresso e sperimentazioni tra ambient, sinfonie e rumorismo, per un risultato finale non propriamente memorabile. Qualcosa di abbastanza insipido e poco avvincente, persino dalle parti del materiale più ‘classico’. Cose che capitano, a maggior ragione quando si è molto produttivi e si tentano molte strade diverse, magari lavorando pure in contemporanea su svariati progetti. A rimettere ordine, disciplina e un marciume nuovamente pericoloso e ammorbante, ci pensa, guarda caso, un disco collaborativo con una realtà concettualmente e musicalmente molto affine a Mizmor. Stiamo parlando dei Thou, che definire prodighi di musica a loro nome è fin un eufemismo. La formazione sludge-doom-hardcore della Louisiana ci ha abituato a una discografia sterminata e a una serie di pubblicazioni particolarmente eccentrica. Accanto ai dischi ‘regolari’, ancora più abbondanti sono gli EP, le compilation, le collaborazioni, tra le quali ha avuto un certo risalto nell’underground e non solo quella con la cantante Emma Ruth Rundle, per l’album “May Our Chambers Be Full” e l’EP “The Helm Of Sorrow”.
Sia Mizmor che i Thou stanno ricevendo, l’uno per l’altro, un hype frutto del corredo tematico/visuale che accompagna la loro musica, dato che sul piano prettamente artistico alla buona qualità delle uscite corrisponde anche, innegabile non farlo notare, una certa difficoltà di assimilazione. Nei toni spesso strascicati, crepitanti malessere, disgusto e prostrazione, da ambo le parti viene rilasciata una matassa sonora greve e disturbante, non priva – ed è questo il motivo di principale seduzione per un pubblico relativamente ampio – di un fervido alone romantico e di un caleidoscopio di armonie nascoste. Rumore, pesantezza elefantiaca, lentezza spossante, si intersecano e accavallano a un’emozionalità da cercare nei dettagli, mentre i musicisti paiono eviscerare se stessi mentre suonano. Un taglio esistenzialista alla materia doom, declinata nel black metal per Mizmor, nello sludge-hardcore per Thou, di stampo molto americano, con quel misto di alienazione, vissuto atroce e inquieto, marginalità a esacerbare le tonalità musicali. Tutti elementi che si ritrovano bellamente al loro posto, con un’interpretazione un poco differente ma ben riconoscibile, in questo “Myopia”. Dove Mizmor rialza la testa e ci distrugge senza pietà quel poco di ottimismo che potevamo avere addosso e gli Thou si levano di dosso quell’aria un po’ intellettuale e atmosferica frutto dei comunque riusciti dischi in compagnia di Emma Ruth Rundle.
Mizmor e Thou, rispetto ad altre partnership elettrizzanti sulla carta ma, a prodotto finale sfornato, semplice somma delle singole parti in causa, si segnala per una scrittura vibrante e istintiva, un procedimento di incastro compiuto con attenzione, forza e selvaggio nichilismo. Una componente, quest’ultima, che è il motore prediletto per le azioni di questi musicisti. In un’era, quella attuale, nella quale mostrarsi depressi e angustiati è una moda sempre efficace per generare attenzione, qua assistiamo a un lavoro d’equipe di chi questi suoni li maneggia da tempo e sa cosa voglia dire esprimere sofferenza.
Al confronto delle opere a firma solo dell’uno o dell’altro, “Myopia” vanta un dinamismo non propriamente atteso, con le accelerazioni raw black metal di Mizmor a inzupparsi felicemente nel ribollire di fuzz e sporcizia dello sludge dei Thou. Ne nascono composizioni lunghe, tormentate, in divenire ma senza eccedere in progressioni e stacchi d’atmosfera secchi e disorientanti. Litanie di dolore e rabbia, dal taglio prettamente underground e senza ammiccamenti. Nella crudezza, non si disperde un’attenta visione d’insieme per gli arrangiamenti, i contrasti vocali, il rilanciare l’azione verso un attacco frontale massiccio e piuttosto diretto, considerato il genere. Iniettandoci distillati di lacrime tossiche e amare con un’abbondanza tracimante, appoggiandosi a un suono vagamente rotondo e smussato per gli standard di entrambi: caratteristica capace di elevarne il potenziale, invece di diluirlo. C’è perfino un qualche punto di raccordo con il death-doom degli anni ’90, con l’uggiosità del gotico inglese di My Dying Bride, primi Anathema e Paradise Lost, sporcato e ingigantito nel peso del lutto. “The Host” e “Indignance”, a metà del cammino, si ergono a perno di questo elefante di morte, calcando la mano su ritmi compassati e sfregi vocali, intrappolando la melodia sotto aculei di chitarre grumose e una narrazione che può portare soltanto a sfacelo e sconforto. Stranamente, “Myopia” non ha goduto finora di grandi strombazzamenti e fanfare a suo supporto: da un certo punto di vista, meglio così. Mentre dimenticarsene l’uscita, beh, non è proprio il caso…

TRACKLIST

  1. Prefect
  2. Subordinate
  3. Drover of Man
  4. The Host
  5. Indignance
  6. Manifold Lens
  7. Myopia
  8. The Root
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