7.0
- Band: MOB RULES
- Durata: 00:52:33
- Disponibile dal: 13/11/2009
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Con “Radical Peace” i Mob Rules arrivano a quota sei album in studio e lo fanno pubblicando il lavoro più convincente della loro carriera. Il gruppo tedesco è migliorato parecchio dall’esordio con “Savage Land” avvenuto ormai dieci anni fa e ora si presenta con un classic power melodico più maturo, fatto da brani costruiti su tempi medi, con ritornelli di presa, un guitar work ricco di melodie, imponenti arrangiamenti sinfonici di tastiera e atmosfere drammatiche valorizzate da suoni molto curati. Le influenze vanno dagli ultimi Iron Maiden al Dio solista sino ai Savatage, e al power di Edguy e Kamelot. Il disco si apre con uno dei suoi brani migliori, il lungo mid tempo “Children Of The Flames” che colpisce positivamente per i toni solenni di strofe e ritornelli. Centrali, come già detto, le sinfonie che accompagnano le chitarre di Mathias Mineur e Sven Lüdke e il cantato pulito di Klaus Dirks. Il singer anche se non è un fenomeno, mette in evidenza una sempre maggiore capacità interpretativa che gli permette di convincere più che in passato. Tra le composizioni meglio riuscite citiamo anche la successiva e un tantino più veloce “Trial By Fire”, con un giro melodico di chitarra molto Iron Maiden recenti, e il singolo “Astral Hand”, anch’esso molto pomposo come sinfonie e dal chorus immediato. Il momento migliore però è la lunga suite “The Oswald File”, diciotto minuti suddivisi in sei capitoli incentrati sull’uccisione di J.F. Kennedy da parte di Harvey Lee Oswald. Brava qui la band a sfruttare atmosfere soffuse a tratti malinconiche guidate dal piano di Sascha Onnen, alternate a mid tempo che esprimono nei testi e nelle musiche tutto il dramma del triste e ad oggi non completamente chiaro avvenimento. Meno ispirate la un tantino ridondante e prolissa “Warchild” e “Waiting For The Sun”, brano quest ultimo con un riffing incisivo ma dal ritornello piuttosto anonimo. Anche la scelta di muoversi costantemente su ritmiche mai veloci alla lunga può rivelarsi un limite soprattutto in termini di versatilità e appesantire l’ascolto. Difetti questi comunque secondari per un lavoro che conferma i Mob Rules come una convincente realtà del panorama classic power odierno.