7.0
- Band: MONO
- Durata: 00:48:50
- Disponibile dal: 17/09/2021
- Etichetta:
- Pelagic Records
- Distributore: Audioglobe
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Undicesimo album in ventidue anni di attività, “Pilgrimage Of The Soul” riesce ancora a sostenere il nome dei Mono come uno dei riferimenti essenziali della scena post-rock: etichetta, quest’ultima, sempre affibbiatagli, ma dalla quale Taka e soci hanno puntualmente preferito scostarsi. Non si sa poi come mai, visto che ne sono diventati i perfetti portavoci.
Certamente senza grandi scossoni, almeno dai punti più alti raggiunti negli anni (la triade “You Are There”/”Hymn To The Immortal Wind”/”For My Parents”), la carriera dei Mono si è settata su uno standard abbastanza consueto e probabilmente non ci si aspetta chissà cosa da una nuova uscita discografica del quartetto di Tokyo. “Pilgrimage Of The Soul”, infatti, sta nelle medesime coordinate di sempre: dinamiche che sfociano nell’epicità pomposa e chitarroni riverberati come ormai si è dettato nel genere (anche grazie a loro), così come è da tradizione. La qualità dei brani è però complessivamente più che discreta e le tonalità magniloquenti dei giapponesi sono sempre capaci di strappare un po’ di pelle d’oca. Proprio con “Imperfect Things” e quel loop di synth quasi Basinski si trova una connotazione intrigante, che non vuole – e non deve – per forza arrivare al break di intensità per forza (che poi arriva comunque), ma che cerca di trovare soluzioni ritmiche più accattivanti, riuscendoci quasi totalmente e non uscendo troppo da binari comunque legati ad un impatto emotivo di primo livello. Trovare una connotazione visiva (come nei videoclip legati al disco) non sembra essere sempre una carta vincente, anche perché musiche come questa devono invitare al viaggio (pellegrinaggio, appunto) mostrando sempre il minimo indispensabile, ma permettendo di aprirsi più strade attraverso emozioni e immaginazione. Anche se non ci si riesce sempre, è comunque degno di menzione quando questo traguardo viene preso in pieno. “Heaven In A Wild Flower” e “And Eternity In An Hour”, gemelle eppure lontane nella trackist, sono capaci di ispirare totalmente proprio attraverso una grazia e una delicatezza sublimi, forse di mestiere, ma comunque raggiunta appieno nel corso degli anni. Impeccabile anche la produzione e il lavoro di Steve Albini: sentire “Hold Infinity In The Palm Of Your Hand” potrà non destare chissà quale considerazione musicale ormai, ma il tutto suona veramente distanziato, chiaro e al tempo stesso amalgamato alla perfezione.
Non sembra che ai Mono interessi molto ricercare altro da quello già provato, esperito, battuto. Evidentemente conoscono la strada, ed è forse naturale che continuino su quella.