7.5
- Band: MONOLITHE
- Durata: 00:50:29
- Disponibile dal: 25/04/2005
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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I francesi Monolithe del leader Sylvain Bégot giungono al secondo album della loro ancora giovane carriera. I ragazzi suonano inequivocabilmente doom, con la particolarità che entrambi i loro lavori sono composti da una sola canzone dalla durata monstre. In questo caso superiamo di poco i cinquanta minuti. Bisogna ammettere che affrontare una doom song così lunga possa sembrare impresa ardua perfino per i fan più attenti, ma i Monolithe riescono a tenere sempre salde le redini della propria proposta, creando un continuum musicale di rara bellezza ed intensità. Decisamente migliorati rispetto all’esordio, hanno mantenuto inalterata la capacità di svolgere un canovaccio enorme senza perdere in intensità e sono riusciti a sembrare ancora più cupi e a tratti progressivi che in passato. Tra le influenze che si scorgono in “II”, sono piuttosto evidenti quelle con il romanticismo albionico di My Dying Bride e primi Anathema, oltre che con i finlandesi Shape Of Despair. Le composizioni sono lente ed ossianiche, con rari sprazzi cantati, perlopiù in growling, per creare più pathos e dare risalto all’ottimo lavoro chitarristico e tastieristico. I cambi di tempo risultano essere altrettanto sporadici, anche se meglio integrati all’interno della canzone rispetto all’album precedente. Sicuramente l’album non si presta ad un ascolto superficiale, ma richiede uno sforzo di concentrazione notevole affinché si possa godere di tutte le sfaccettature che la musica della band può offrire: ad un primo ascolto si può sicuramente scambiare la ridondanza dei riff e dei giri di chitarra per mancanza di ispirazione, ma, man mano che ci si addentra nel concept, e dopo reiterati ascolti, si comprende benissimo che la tecnica dei singoli elementi è messa completamente a servizio di composizioni circolari e ripetitive, quasi a voler dare la sensazione di un trip spaziale dove all’esterno non c’è null’altro che gelo e oscurità (a questo proposito giova ricordare che una delle influenze basilari dei Monolithe è “2001 – Odissea Nello Spazio”). Un plauso va fatto alla produzione, nitida anche se assolutamente lineare, e all’artwork, con una copertina che introduce alla perfezione la musica contenuta nel dischetto. “II” è un lavoro di difficilissima assimilazione, soprattutto per orecchie non abituate a sonorità doom; i Monolithe non compongono musica per arrivare alle masse, ma solo per il piacere di farlo. Se riuscite a cogliere anche voi tale piacere, questo sarà un album che serberete in voi stessi per parecchio tempo.