MONSTER MAGNET – Dopes To Infinity

Pubblicato il 22/11/2023 da
voto
8.5
  • Band: MONSTER MAGNET
  • Durata: 01:08:02
  • Disponibile dal: 21/03/1995
  • Etichetta:
  • A&M Records

Spotify:

Apple Music:

Nel marzo del 1995 l’esplosione del grunge a Seattle ha definitivamente sorpassato l’heavy metal come corrente rock più in voga su MTV e sui media, Bill Clinton è presidente degli Stati Uniti da quasi due anni, l’Unione Sovietica in fase di dissoluzione. Qualche fatto che inquadra il clima in cui Dave Wyndorf, leader indiscusso dei Monster Magnet, e Ed Mundell, al suo primo lavoro coi mostri americani parallelamente all’attività nei The Atomic Bitchwax, partoriscono uno dei dischi più ricordati dai fan dello ‘stoner rock’ e che in un certo senso ne definisce meglio i canoni: “Dopes To Infinity”, un titolo, un programma (spaziale).
In un periodo in cui i Kyuss avevano già pubblicato “Blues From The Red Sun” e “Welcome To Sky Valley” e gli Sleep “Holy Mountain”, eravamo in piena esplosione del fenomeno, trainato in un certo senso dall’eco dei Melvins di “Houdini”, con un rigetto quasi totale della melodia per concentrarsi sulla psichedelia e sul far vagare riff, basso e batteria in territori a noi sconosciuti assuefatti dalla mescalina e da altre dosi massicce di droghe. Una parte del mondo che gli adolescenti dell’epoca conoscevano stava quindi svanendo, e musicalmente anche la nostra amata musica cambiava anche sotto la spinta di formazioni ben più sperimentali come i Ministry o i Nine Inch Nails. Non è un caso che “Dopes To Infinity”, insomma, faccia il suo ingresso sul mercato preceduto da tutti i titoli precedenti: è la volontà di staccarsi da un mondo che stava cambiando non solo dal punto di vista della geopolitica ma anche da quello musicale. Se in alcune delle formazioni sopracitate massicce di attualità entravano a far parte delle canzoni, quando prima si faceva ricorso quasi solo esclusivamente alla violenza, al sesso, alla fantascienza sci-fi e al fantasy per evadere la realtà sognando altri mondi, i Monster Magnet avevano ben presente la loro via composta da Black Sabbath, Hawkwind, The Stooges, massicce dosi di umorismo e droghe e quelli che, leggendo i testi del disco, sembrano ricordi dell’adolescenza di Dave Wyndorf. Smussati gli angoli più metal di “Superjudge”, “Dopes To Infinity” si concentra di più sui viaggi che l’uso di sostanze può portare a fare, staccandosi definitivamente dall’anima doom che ancora permeava questo genere. Tutto questo irrompe a volumi intensi sin dalla title-track, con un effetto fuzz che richiama interferenze radiofoniche e rumori di televisori, il vecchio che avanza, sottolineato dal fatto che il riff principale della canzone è preso da “Woman Tamer” dei Sir Lord Baltimore, uscita nel 1971. Ma lo spazio e l’idea del viaggio sono presenti sin dalla copertina, con l’immancabile toro della band nascosto dietro a una figura sensuale e con quello che dovrebbe essere il pianeta Venere, desertico e inospitale per eccellenza, sullo sfondo. È un viaggio che, però, al contrario di voler dichiarare e cantare il disagio, fugge verso distanze siderali sulle ali del theremin, passando sopra distese interplanetarie che avrebbero fatto sorridere Frank Herbert. L’influenza degli Hawkwind, da sempre la musa ispiratrice principale della musica di Wyndorf, sovrasta tutto: canzoni lunghe, sciamaniche, come “King Of Mars”, o finte colonne sonore di film mai realizzati come “Theme From Masterburner”. Il rock più scanzonato e la presa in giro dell’ordinarietà raggiungono in loro apice in “Negasonic Teenage Warhead”, una delle hit assolute dei Monster Magnet che fra le altre cose darà qualche anno dopo i natali all’omonima supereroina Marvel grazie a Grant Morrison e Frank Quitely. Non citiamo i fumetti a caso, proprio per il rapporto indiscusso tra Wyndorf e i supereroi, visto che il quinto, durissimo, pezzo del disco, “Ego The Living Planet”, è dedicato proprio al pianeta vivente nemico di Thor e di molti altri supereroi: cosa c’è di più bello che immaginarsi una cosa simile da strafatti in mezzo al deserto? La produzione è sicuramente più curata e rifinita rispetto al disco precedente: scariche elettriche ci corrono per la schiena mentre “All Friends And The Kingdom Come” o “Dead Christmas”, con il suo incedere quasi pop, si srotolano in un ponte arcobaleno grazie all’amalgamarsi delle percussioni di Jon Kleiman e all’intreccio di chitarra e basso grazie ad Ed Mundell e Joe Calandra. Il deserto si sente fortissimo in “Blow ‘Em Off” e in “Third Alternative”, mentre la chitarra più dura torna in “I Control, I Fly”, una dichiarazione di amore per l’autostrada e forse una volontà di voler stare al volante anche quando ci si dovrebbe abbandonare ai principi attivi delle sostanze stupefacenti, con tanto di citazione a “In A Gadda Da Vida” nascosta. Anche sulla finale “Vertigo” si ha la sensazione di stare viaggiando verso universi di mille colori dove cactus e iguane la fanno da padroni: mondi post apocalittici creati dalla nostra fantasia per evadere lo squallore del reale e del normale. Un quartetto, insomma, in stato di grazia che in un’ora di disco riassume i canoni fondamentali di una corrente, dai riff più duri sino alle cavalcate di tamburello che starebbero benissimo durante un rituale sciamanico. In un momento in cui il grunge andava per la maggiore e, in un certo senso, andava a trainare anche tutto ciò che gli stava vicino come i sopracitati Melvins o gli Alice in Chains, Wyndorf e soci continuavano per la loro strada che li avrebbe portati al successo nel 1998 con “Powertrip”, apoteosi dell’hard rock stoneroso più ammiccante al pop. L’unicità di “Dopes To Infinity”, nella sua sfortuna assoluta di essere uscito in un periodo dove non ha assolutamente raccolto quello che avrebbe meritato, è la capacità che ha ancora oggi di portarci in giro per lo spazio in modo a volte scanzonato, a volte riflessivo, ma saldamente legato alla psichedelia degli anni Settanta e senza prendere facili scorciatoie che il mercato discografico del periodo avrebbero consentito. Tutto questo strizzando l’occhio al Dave Wyndorf adolescente che aveva ancora voglia di sognare, immerso nella sua cameretta con i suoi fumetti.

TRACKLIST

  1. Dopes to Infinity
  2. Negasonic Teenage Warhead
  3. Look to Your Orb for the Warning
  4. All Friends and Kingdom Come
  5. Ego, the Living Planet
  6. Blow 'em Off
  7. Third Alternative
  8. I Control, I Fly
  9. King of Mars
  10. Dead Christmas
  11. Theme from "Masterburner"
  12. Vertigo
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.