7.5
- Band: MONUMENTS
- Durata: 00:50:20
- Disponibile dal: 15/04/2022
- Etichetta:
- Century Media Records
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Al terzo cambio di cantante in quattro album (per tacere degli avvicendamenti precedenti al primo vagito discografico) la genesi dei Monuments si avvicina pericolosamente a quella dei Drowning Pool, ma per fortuna le similitudini finiscono qua, data la natura meno drammatica delle rotazioni e il genere suonato. Perso per strada l’ex Periphery Chris Barreto i londinesi hanno reclutato il misconosciuto Andy Cizek e si presentano ai blocchi di partenza con “In Stasis”, quarto sigillo che procede nel melodic-djent (o progressive groove) inaugurato dieci anni fa con “Gnosis”.
Rispetto al passato dobbiamo dire che la dose di melodia è col tempo aumentata, ma il nuovo arrivato si dimostra bravo fin dall’opener “No One Will Teach You” a destreggiarsi tra scream e suadenti voci pulite, nella specifica occasione coaudivato anche dal primo cantante Neema Askari in una sorta di tributo alla prima era della band. Ancora più interessante la collaborazione con il compositore australiano Mick Gordon, famoso per la colonna sonora di “Doom”, il cui lavoro agli arrangiamenti rende tridimensionali pezzi come “Lavos” e “Cardinal Red” (non a caso scelti come singoli di lancio), ma in generale influenza tutto l’album proiettandoci in una dimensione assimilabile a quella rappresentata dalla copertina. Il cordone ombelicale coi Periphery, sorta di fratelli maggiori fin dagli albori, si manifesta nella più riflessiva “Arch Essence” grazie alla presenza come ospite del cantante Spencer Sotelo, ma l’impressione è che mai come stavolta il quartetto londinese abbia trovato una propria identità, evidente anche in brani più orecchiabili come “Somnus”, “False Providence” o “Makeshift Harmony”, capaci di fondere ritmiche chugga-chugga con il pop-core degli I Prevail. Menzione a parte per la conclusiva “The Cimmerian”, metafora sulla solitudine dell’eroe omerico che nei suoi otto minuti ci accompagna in un saliscendi emotivo a metà tra i migliori Bury Tomorrow e August Burns Red. Al quarto disco i Monuments sembrano aver trovato la definitiva quadratura del cerchio anche dietro al microfono: il tempo dirà e i fan più legati al progressive in senso stretto forse storceranno le orecchie, ma se amate il metalcore più tecnico e al tempo stesso melodicamente raffinato “In Stasis” è arte delle muse per i vostri padiglioni auricolari.